L’8 ottobre 1961, 58 anni fa, Sandro Salvatori sul quotidiano Il Tempo scriveva un articolo dal titolo “Il metano è l’ultima speranza per un piccolo paese d’Abruzzo”. Il giorno dopo su Il Messaggero compariva un altro articolo che recitava “Una folla di quattromila dimostranti occupa a Cupello il pozzo metanifero n.2”. Sembra strano immaginare un paese così tranquillo come Cupello sul piede della rivolta ma la scoperta del metano nel sottosuolo aveva offerto a una cittadinanza stremata da un’agricoltura praticamente di sussistenza, quasi unica risorsa, una scappatoia per lo sviluppo e per l’emancipazione dalla miseria.
“Non è giusto che lo Stato ci porti via una fonte di ricchezza sulla quale possiamo contare per sollevarci dalla miseria”. Questo fantomatico “uomo di strada” citato da Salvatori esemplifica il potere del governo sul sottosuolo nazionale sul quale il giornalista si approccia con la dovuta ironia: “Se, ad esempio, dalle viscere della terra del nostro giardino scaturisse una vena di petrolio, sarebbe inutile esultare.” La decisione spetta sempre ai rami alti, in quel caso rappresentati dai ministri Colombo, Bo e dall’Ingegner Mattei dei quali era “nota la sensibilità politica e sociale”. Non restava altro che la rivolta sociale, mai come in questo caso così plebiscitaria e unanime.
È l’inizio, o forse meglio l’intensificarsi, di quelli che sono conosciuti sul suolo del paesello come “moti cupellesi”, sui quali restano alcune testimonianze scritte – come la raccolta di articoli e atti di Cesario Besca da cui è preso l’articolo di Salvatori – e poche testimonianze oculari. La scoperta del metano funse da pretesto per denunciare la condizione del Mezzogiorno, la divisione tra nord e sud, offrendo la risorsa metanifera come possibilità di “rinascita economica” per le zone depresse del Paese e ponendo Cupello al centro di una rivoluzione per il Vastese e l’Abruzzo intero. Il modello da seguire era quello di Ravenna e Ferrandina, che si intravede nella storica foto con i due cartelli, uno dei quali recita “Viva Cupello” ed è sorretto da un bambino.
In “La verità nel pozzo” di Cesario Besca si segue la vicenda dettagliatamente nella sua evoluzione cronachistica, quella inerente alle rivolte in piazze, e parlamentare, attingendo dalle dichiarazioni dei ministri in merito. Questa raccolta di 220 pagine aiuta a rendere giustizia a un tema cruciale per lo sviluppo industriale del vastese sensibilizzando le generazioni successive sulla memoria di quei cupellesi che si sono posti come mediatori tra il governo e la loro gente. A ciò vanno aggiunti personaggi che hanno contribuito ugualmente a far sì che lo sfruttamento del metano in Abruzzo si potesse verificare come l’onorevole lancianese Bellisario ed Enrico Mattei, che riceverà postuma la cittadinanza onoraria di Cupello.