Dalle ore 13 di oggi Alto Vastese e Alto Molise faranno un salto indietro nel tempo: sul viadotto Sente non si passa più, chiuso per concreto rischio crollo [LEGGI], si torna a viaggiare sulla ex Statale 86 che non riceve manutenzione da decenni. Questo significa tempi di percorrenza triplicati, studenti in autobus costretti a lunghi giri panoramici, ospedale che si allontana e preghiere in caso di neve. In preghiere e riti scaramantici sulla viabilità gli abitanti dei piccoli comuni dell’Alto Vastese hanno purtroppo una certa esperienza, ma l’ultima mazzata richiede un vero e proprio atto di fede.
Ieri pomeriggio il sindaco di Castiglione Messer Marino, Felice Magnacca, ha convocato un’assemblea pubblica per illustrare la situazione. Palestra gremita in ogni ordine di posto (oltre 200 i presenti) per discutere di una chiusura che alle porte dell’autunno rischia di mettere in ginocchio le popolazioni locali.
CONSEGUENZE – Le ripercussioni sono presto dette: Castiglione – Agnone, tragitto che richiedeva una decina di minuti grazie al grande viadotto (il quinto per altezza in Italia), ora si percorrerà in più di 30 minuti sulla ex Statale 86, una strada passata nel 2001 alle province di Chieti e Isernia e ridotta a brandelli. I lavori per renderla presentabile sono in corso (solo sul versante molisano tra l’altro), ma i mezzi pesanti non potranno passarvi. Tra questi ci sono gli autobus. 38 giovani di Castiglione frequentano le scuole superiori della cittadina molisana e dal 20 settembre (giorno di riapertura degli istituti) il loro mezzo dovrà raggiungere Schiavi d’Abruzzo, scendere sulla Statale “Trignina” e risalire dall’uscita per Carpinone: 1 ora e un quarto di viaggio per raggiungere una località a 15 km di distanza in linea d’aria.
[ant_dx]Ad Agnone c’è poi l’ospedale, dove la popolazione dell’Alto Vastese fa riferimento. “Come farà un codice rosso del 118 a coprire questa distanza in tempi utili sulla ex SS 86?”, è la domanda di un infartuato costretto a ricorrere spesso alle cure ospedaliere. “E chi fa la dialisi?”, il timore è soprattutto per quando arriverà la neve, molto presto: percorrere la strada alternativa dove si alternano buche e frane in movimento sarà come giocare alla roulette russa. “Dalla nostra parte (quella abruzzese, nda) non hanno neanche tagliato l’erba, non ci sono lavori, perché?”, fa notare una cittadina.
Poi ci sono le attività commerciali alle quali i residenti di Castiglione fanno riferimento. Il danno è da entrambe le parti: per chi non potrà raggiungerle e per i commercianti che avranno un mancato guadagno (stesso discorso vale per l’ospedale che rischia di perdere l’utenza).
RITORNO ALL’ANAS – “Ora ci vogliono i fatti da parte di tutti”, ha aperto così l’assemblea il sindaco Magnacca rivolgendosi ai rappresentanti istituzionali presenti: la parlamentare del Movimento 5 Stelle Carmela Grippa, Andrea Greco e Valerio Fontana (consiglieri M5S, opposizione, della Regione Molise) e Daniele Saia, consigliere di maggioranza della provincia di Isernia. Assenti i rappresentanti abruzzesi, sia provinciali che regionali.
Il punto sul quale c’è stata la convergenza di tutti è il ritorno all’Anas del viadotto ora di competenza provinciale. Le cifre per riaprirlo sono importanti: una primissima stima dell’ente parla di 1.200.000 euro per i pali per fermare la rotazione del terzo pilone dovuta a una frana, ma la certezza è che i milioni necessari lieviteranno; l’Anas è vista come l’unica società con la disponibilità economica economica e le competenze interne necessarie. “La priorità è ridare ponte e SS 86 all’Anas – ha detto Magnacca rivolgendosi a Grippa & Co. – Il ministro delle infrastrutture Toninelli è del M5S, siete maggioranza, se c’è la volontà si può fare”. Lo stesso primo cittadino ha annunciato che i colleghi abruzzesi presenti (c’erano quelli di Roccaspinalveti, Castelguidone, Fraine, Schiavi d’Abruzzo, Montazzoli e San Salvo) porteranno l’argomento in consiglio comunale per deliberare sulla richiesta di ripassaggio all’Anas.
Altro punto importante è il tempo. “Se perdiamo tempo ci giochiamo la struttura – ha detto il sindaco di Belmonte del Sannio, Errico Borrelli – Chiudere un ponte in Italia spesso significa non riaprirlo. Se tra un mese e mezzo non è ancora accaduto nulla dovremmo pensare a un’azione eclatante”.
IL PASSATO – A richiamare quanto accaduto prima è il Movimento 5 Stelle (che nel pomeriggio hanno effettuato un sopralluogo sul viadotto), a tratti la discussione si fa dura con i sindaci presenti. “Che avete fatto dal 2006 quando c’erano le prime avvisaglie? Perché non l’avete fatte allora le azioni eclatanti – incalza Greco – Ho chiesto a Toninelli di inviare qui i tecnici ministeriali per un nuovo sopralluogo. Il nostro impegno sarà massimo”.
Sulla stessa lunghezza d’onda è la deputata vastese Grippa: “Da mamma posso immaginare come vi sentite e i vostri timori. La negligenza c’è stata negli anni scorsi. Il ministro Toninelli è informato sulla situazione, ma sul tavolo ci sono ben 8mila segnalazioni che verranno divise in ordine di priorità. Solleciterò sicuramente il ministro sul ritorno del ponte all’Anas”.
“È come tornare indietro di 100 anni – ha detto il vicesindaco di Agnone, Linda Marcovecchio – Se vogliamo parlare di tempi, a breve ci sarà una conferenza Stato-Regione per la ristatalizzazione. 1.200.000 euro probabilmente è solo un palliativo”.
A fargli eco è Saia (Provincia di Isernia): “Serviranno decine di milioni di euro. Anche noi siamo per il passaggio all’Anas. Mancherebbe il collegamento con un’altra Statale, requisito per il passaggio, ma c’è anche il requisito del valore ambientale e qui c’è tutto”.
A chiudere l’incontro è stato il sindaco di San Salvo, Tiziana Magnacca, originaria di Castiglione: “L’unica via è quella della pressione politica, il fattore tempo è decisivo. La soluzione prospettata è l’unica percorribile anche perché i costi di manutenzione sarebbero esorbitanti. Se posso dare un suggerimento alla Grippa è quello di premere per un tavolo ministeriale con i sindaci coinvolti“.
Le prossime tappe, almeno quelle più vicine, dovrebbero essere: passaggio nei consigli comunali, conferenza Stato-Regione ed eventuale sopralluogo dei tecnici del ministero delle Infrastrutture. Oggi, anche alla luce dei numerosi precedenti di minore entità (vedi la Sp 152 per Montazzoli e la Sp 162 per Fraine), è davvero difficile pensare che la situazione torni alla normalità prima dell’inverno.
“In Italia il provvisorio diventa definitivo”: più che un copione citato da qualche presente sembra una condanna già scritta per questi estremi e isolati confini degli imperi abruzzesi e molisani.