Viaggi, emigrazione, il meridione sempre più spopolato, il lavoro. E il suo Abruzzo: fermo, cristallizzato, come quello che raccontava Flaiano sessant’anni fa.
L’arte fumettistica di Massimo Carulli è disegno e riflessione, che gli sono valsi il Premio John Fante. Ieri la serata di Scrittori in piazza dedicata al disegnatore di Scerni, o meglio “del Vastese”, come si autodefinisce, abbracciando così tutta la sua terra d’origine in cui è rimasto a vivere: “Di tutta la mia comitiva di amici, sono rimasto solo io. Gli altri sono tutti andati via”, racconta nel corso della serata organizzata in piazza Barbacani dalla Nuova Libreria, che quest’anno ha proposto una rassegna letteraria particolarmente ricca di autori e di spunti interessanti.
L’Abruzzo interno che si spopola è al centro anche della nuova opera di Massimo Carulli, “Dolce titolo”, che ripercorre le vicende degli emigranti abruzzesi in epoche diverse, lontane ma vicine: “Parlo di emigrazione – spiega – partendo dai minatori, molti dei quali abruzzesi, che sono morti nella catastrofe di Marcinelle fino ad arrivare all’emigrazione odierna, quella dei ragazzi che vanno via dall’Italia. Il mio vuole essere anche un omaggio alla scuola belga del fumetto”. Originale l’incipit: “Parto da un gioco, ormai antico, che facevamo da piccoli, sugli scalini del mio paese, con le figurine dei calciatori”.
[mic_dx]L’appuntamento, introdotto da Emanuela Petroro della Nuova Libreria, è presentato da Luigi Ronzitti, che dialoga con l’autore facendogli ripercorrere le tappe della sua produzione artistica: “Ho iniziato a disegnare per gioco”, ricorda Carulli.
Da Tumass’ a “Dolce titolo”, passando per “Odio la Sevel” (che non è un vero odio, perché “ho visto tanti miei amici andare via. La Sevel ha fermato l’emorragia dello spopolamento”), “Abbasso la Lega Nord” (“un viaggio di coscienza in un Sud cristallizzato”), in tutti fumetti “disegno i luoghi più belli del Vastese”.
E poi i temi che hanno segnato la storia recente, come il terremoto dell’Aquila e la lenta ricostruzione. Il suo disegnare è un percorso nelle vicende storiche ed attuali. “La parola chiave è: viaggio. Io parlo del viaggio” in uno stile chiaro, quello del giornalismo grafico, in cui “il testo può sposare il disegno, ma mai arrivare dopo, perché non funziona. Non si disegna mai prima del testo”.