Progetto Sud è oramai la consueta ciliegina sulla torta dell’estate sansalvese. Il festival chiude la rassegna di grandi eventi riportando a San Salvo una piazza gremita, come ogni anno, in un’atmosfera che si fa via via sempre più internazionale.
Si può infatti sostenere che l’edizione 2018 rappresenti un’ulteriore fase di crescita per l’evento, che quest’anno vede alternarsi sul palco band dal calibro di Planet Funk e Marlene Kuntz – nomi tra i più importanti nei rispettivi generi almeno negli ultimi 15 anni – e Rocco Hunt, vincitore di Sanremo giovani che rievoca la falsariga di Clementino nel 2017.
Sono stati proprio i Planet Funk a regalare una prima serata che ha smosso la platea diversamente dall’impostazione più orientata verso lo ska e il reggae che ha contraddistinto Progetto Sud fino ad ora. Stiamo parlando di quello che probabilmente può essere definito come il complesso italiano di maggior successo al mondo per quanto riguarda la musica elettronica. Lo testimonia la loro carriera a livello nazionale e internazionale che si è avvalsa di collaborazioni di rilievo con Elisa, Simple Minds, Giuliano Sangiorgi e le voci storiche di Dan Black e Alex Uhlmann.
Ieri sera i Planet Funk sono tornati sul palco con Black, colui che li aiutò a riconfermarsi prematuramente con la celeberrima Who Said (Stuck in the UK) dopo il grande successo di Chase the Sun nel 2000. Entrambe le canzoni sono state eseguite, nel visibilio generale scaturito dalla loro fama, ma grande spazio è stato dedicato in generale ai singoli che hanno contrassegnato la parabola Planet Funk/Dan Black con quest’ultimo come voce più rappresentativa del gruppo, senza nulla togliere al grande lavoro di Alex Uhlmann sull’ultimo album in studio The Great Shake. Così si è passati dai grandi classici agli ultimi brani con Black come You Can Be, Non Stop e Revelation.
Il frontman si è ritrovato a sfruttare tutto lo spazio del palco e, mentre alle sue spalle Neri, Baroni e Capasso si occupavano dell’aspetto strumentale tra batteria, console e sintetizzatori, Black sembrava tarantolato e i suoi movimenti si sono fusi in un tutt’uno con il pubblico. Pubblico al quale ha regalato simbolicamente il suo cuore strappandoselo dal petto prima di tornare indietro nel tempo, dove iniziò ogni cosa, con quella Who Said sulla bocca di tutti, come motivo perpetuo che rievoca costantemente il nome dei Planet Funk.
In pochi nel nostro panorama sono stati in grado di mescolare così abilmente influenze dance, techno, elettroniche prendendo spunto dagli anni ’80 e ’90 ma amalgamando il tutto in un sound più personale e riattualizzato grazie anche ai riarrangiamenti che si è stati in grado di percepire nell’esibizione di ieri. Ci sono i Depeche Mode, i Chemical Brothers, i Daft Punk ma i Plunet Funk rientrano nei classici del genere come ogni grande nome che si rispetti.
Appuntamento questa sera con i Marlene Kuntz.
Alessandro Leone
Foto di Luana Bottega
Foto – Progetto Sud 2018: Planet Funk
Foto di Luana Bottega