Giovanni Neri, pittore bolognese. In un pomeriggio d’estate lo incontriamo a Vasto Marina, dove è tornato in vacanza dopo esservi approdato circa 30 anni fa per una mostra grazie al “gancio” di Francescopaolo D’Adamo e Tiziana Carfagna. Per Neri quell’esposizione di tre decenni fa rappresentò un passaggio cruciale nella sua attività artistica perchè “ho venduto il mio primo quadro fuori dalla cerchia dei parenti. Si inizia sempre così, vendendo i quadri ai parenti, agli amici. Ma in quell’occasione ci fu un signore che vide un quadro e lo acquistò, un momento che mi è rimasto sempre nel cuore e lo ricordo bene anche adesso. Poi Vasto l’ho dimenticata fino a quando, incontrando Tiziana e decidendo di farmi seguire da lei, è nata l’idea di fare una mia mostra qui. In verità torno qui da un paio d’anni perchè sono innamorato del vostro mare, mi piace tantissimo…”.
Cosa ha di diverso questo mare?
Ha un blu eccezionale, un blu che mi ammalia. Meno male che non guido io quando scendiamo da Vasto alla marina perché io mi incanto con questo mare che si confonde nell’azzurro del cielo così tanto che non riesci a capire dove finisce il mare e dove inizia il cielo. È strabiliante. Siamo a Vasto per organizzare una mostra per l’anno prossimo, Paolo (l’architetto Francescopaolo D’Adamo, ndr) sta esplorando le possibilità e, gentilmente, mi ha proposto di fare una serata di presentazione di un documentario che parla di me girato l’anno scorso e che racconta in 15 minuti la mia storia. Un’occasione per una cerchia ristretta di persone ma utile per farci conoscere.
[ads_dx]Trent’anni fa era al primo quadro venduto fuori dalla famiglia, quanto prima ha iniziato a dipingere?
Ho iniziato a dipingere quando avevo 14 anni a periodi alterni, poi è subentrato il lavoro che mi ha un po’ allontanato, però i colori sono sempre rimasti dentro di me. Sicuramente in questi 30 anni ci sono stati dei cambiamenti, nel senso che io sono partito come un figurativo – diciamo non proprio figurativo ma comunque comprensibile – per poi arrivare con il tempo all’astrattismo.
Come mai questo cambiamento?
Sperimentando e cercando cose nuove esci dai confini da cui sei partito. Pian piano ti interessano altre cose e provi ad affrontare nuove cose. Ad esempio ho visto una mia cara amica che dipinge la ceramica, ecco io ho una gran voglia di fare degli astratti sulle formelle di ceramica per provare nuovi materiali. L’importante secondo me, è essere sempre alla ricerca di qualcosa. Se ti fermi non vale più neanche la pena di vivere.
Quanto spazio c’è in questo mondo super tecnologico per l’arte e i quadri?
Secondo me ce n’è ancora tanto, ci sono comunque delle forme d’arte e di pittura che si servono della tecnologia. Ma, rimanendo semplicemente a livello di colori e di materia pittorica, io credo, anzi sono convinto, che più avanzi la tecnologia e più ci sia una ricerca e una riscoperta del colore.
Ho visto sul tavolo un quadro con il mare.
Sì, l’ho fatto questa mattina e sì in questo periodo sono preso dal mare, ne sto facendo una serie. Quando mi alzo la mattina dopo aver fatto colazione, approfittando del momento di tranquillità, dipingo. Anche perché i miei quadri durano sei minuti, otto. Se non ho l’idea posso rimanere lì dei giorni, ma senza voglia èe idea io non lavoro. Hanno provato a farmi fare dei lavori su commissione ma… lasciamo stare.
Se il mare è fonte di tanta ispirazione, della sua Bologna cosa sceglie, la città o i colli?
A dire il vero le città non le amo, perciò da Bologna ci sto lontano. La mia gioventù l’ho vissuto a Bologna d’inverno ed è stata per me una malinconia paurosa. Invece mi piace tanto come scenario la campagna bolognese, delle nostre zone, delle colline ma anche la pianura di una volta. La campagna mi affascina, infatti il documentario di cui parlavo prima si chiama “Terre incolte” poiché racconta il mio rapporto con la campagna e il mio rapporto con i calanchi.
In questi anni la pittura che soddisfazioni ha dato?
La pittura può diventare un lavoro, c’è della gente che lo fa ho letto a proposito di biografie di persone che iniziano alle 8 del mattino lavorano fino a mezzogiorno, poi staccano e ricominciano come degli stakanovisti. Io ho sempre detto che il giorno in cui smetto di divertirmi io non dipingerò più. Io mi diverto, certo posso anche avere degli stati d’ animo turbolenti che finiscono nei quadri però c’è sempre la voglia del gesto pittorico. Ha un vaolore imponderabile, è una cosa che a me da tantissimo, non a livello economico ma a livello interiore.
Nella mostra che state pensando per Vasto c’è solo il mare o tutta la sua opera?
L’idea era quella di riproporre più o meno la mostra che abbiamo fatto a Roma quest’anno con delle aggiunte. Io spero mi facciano mettere il mare visto quanto lo amo. Tant’è vero che ho chiesto a Paolo di venire a settembre per approfittare del periodo più calmo per dipingere proprio il mare.
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