E’ una calda, sonnacchiosa mattina di agosto: caldo il debole vento, calde le aule deserte della scuola silenziosa… E all’improvviso tutto è avvolto da un freddo innaturale che toglie colore alle cose e calore al cuore.
La notizia del tragico incidente ci arriva attraverso una compagna di classe: un incidente con lo scooter, l’ennesimo incidente, tragico e assurdo, che ci lascia sgomenti. Cristian era un bel ragazzo biondo, alto e magro; sorriso pronto, modi cortesi, disponibile, generoso. Un ragazzo de Mattei. Aveva appena concluso in scioltezza il biennio di Elettrotecnica; lo conoscevano in molti, viaggiava da San Felice del Molise tutte le mattine, come tanti nostri studenti dai paesi intorno a Vasto, per raggiungere la scuola.
E’ inciampato in una piega della vita, e non si è più rialzato: una piega nel tessuto, a volte ruvido a volte lieve, della giovinezza, una curva lungo la strada tortuora della vita, come dice Pessoa in una sua bella poesia… Vita che avrebbe dovuto essere ben più lunga, tra curve, tornanti e lunghi viali alberati. E ora che invece questa curva buia lo nasconde per sempre alla nostra vista, ecco che emergono i dettagli e i particolari, delle piccole luci che fissano in modo indelebile il suo ricordo: come l’enorme anello che amava indossare e con il quale giocava continuamente. Ma più di tutto rimangono il suo sorriso aperto e il suo andare dinoccolato, lo sguardo limpido e la sua gentilezza.
Che la terra ti sia lieve, il cammino sereno: noi che restiamo uniremo il tuo ricordo a quello dei tanti, troppi ragazzi appassiti prima di fiorire, spenti prima di brillare. E continueremo a chiederci, come amici, genitori e insegnanti, cosa possiamo fare per impedire che l’inflessibile Parca recida troppo presto il filo della vita con le sue spietate cesoie.
Buon viaggio Cristian, ragazzo del Mattei.
Professoressa Susanna Bevilacqua