Tutte le cose belle finiscono, ma a volte ritornano. Anche quest’edizione del Siren Festival, la quinta, si è conclusa lasciandosi alle spalle un probabile bilancio positivo. Conclusa in realtà non del tutto dato che la festa sta continuando sul palco di Vasto Marina e questa sera è in programma l’evento con location segreta. Però sappiamo che il ritualistico concerto della domenica a pranzo nel suggestivo scenario della Chiesa di San Giuseppe vuol dire anche dove salutare la manifestazione in attesa dell’anno successivo.
La fila che questa mattina, a partire pressappoco dalle 12.30, si è recata di fronte al portone della chiesa ha formato un lungo cordone che è giunto quasi a toccare i confini di Piazza Rossetti. Non è mancato qualche disagio: un caldo torrido dovuto all’orario di punta e un ritardo negli ingressi ha costretto la folla a versare litri di sudore mentre da dentro le prime onde sonore del soundcheck di Nic Cester accrescevano l’attesa.
Alla fine, chi aveva il consueto braccialetto per le due giornate clou è riuscito ad entrare e a sistemarsi affidandosi alle panche della chiesa o ai lati esterni della navata. Per fortuna però, Nic Cester ha regalato al pubblico uno dei live più sentiti e acclamati dell’intero festival. Nella prima edizione Anna Von Hausswolf aveva incantato i presenti trasformando il contesto in un ambiente onirico, silenzioso, riflessivo. Il live del leader dei Jet invece ha svolto il ruolo esattamente opposto (così come opposta è stata la disposizione rispetto alla Von Hausswolf che suonò dall’organo) lasciando esaltazione, gioia e coinvolgendo il pubblico come probabilmente nessuno è riuscito a fare in quest’edizione.
Merito anche della The Milano Elettrica che ha accompagnato Cester nel tour del suo primo album da solista Sugar Rush registrato a Londra con il supporto dei Calibro 35. Una rinascita tutta italiana che vanta tra i membri di accompagnamento Adriano Viterbini, protagonista ieri di una devastante performance con i Bud Spencer Blues Explosion.
Cester ha inaugurato il live inneggiando sarcasticamente alla trinità e raccontando – in un ottimo italiano – come sua madre lo paragoni, per via del look, a Gesù Cristo. C’è molto blues nella sua musica, a partire sia dai membri che dalla voce graffiante che riecheggiava tra le mura della chiesa spingendo le persone ad alzarsi in piedi. Quando si è alzato dalla sua postazione per raggiungere l’altare e prendere il posto del prete molti hanno tirato fuori i cellulari per cercare di immortalare un altro dei momenti che resterà nella storia del festival.
Cori, sax, flauto, chitarre distorte, acustiche e sonorità dell’organo hammond unite all’incredibile dote vocale di Nic Cester hanno davvero emozionato un pubblico non indifferente che ha salutato l’artista australiano e tutta la Milano Elettrica in piedi per una standing ovation che li ha accompagnati fino all’uscita dalla chiesa. Da lì i musicisti si sono diretti verso la Biblioteca Mattioli, per poggiare gli strumenti, ritrovandosi paradossalmente nel silenzio del centro storico come se stessero passeggiando normalmente per conoscerlo da vicino.
Un’ottima chiusura quindi. Inizia l’opera di smantellamento assieme all’analisi dell’evento, un’analisi che può essere svolta solo a posteriori perché non c’è spazio per rifiatare, com’è giusto che sia. Il divertimento del Siren è andato ma l’estate continua e a questo punto non ci resta che aspettare la prossima edizione. Ne vedremo delle belle.
Alessandro Leone