Un vero e proprio Erasmus per aspiranti filmmaker, attori, make-up artist, montatori alla scoperta del bel paese per la valorizzazione del talento e della bellezza. Bastano poche parole per descrivere CinemadaMare ma solo chi vive l’esperienza può cogliere il suo significato appieno. A questi ragazzi si richiede solo di sfruttare la loro inventiva per trasformarla in cortometraggio e, soprattutto, di collaborare, mescolando culture, approcci e visioni del mondo e del cinema che mirano ad arricchire il “prodotto” finale.
La XVI edizione di CinemadaMare quest’anno si è fermata anche a Vasto, da cui i ragazzi sono partiti alla volta di Maratea due giorni fa. Una settimana a disposizione, un tempo esiguo per preparare la sceneggiatura, trovare gli attori, montare e produrre il cortometraggio. Per fortuna però, la città si presta come soggetto cinematograficamente perfetto da cui non resta altro che trarre ispirazione. Giunti sul nostro territorio – come richiede la prassi – i giovani filmmaker si sono subito messi al lavoro e, nel secondo giorno di accoglienza in consiglio comunale, alcuni avevano già in mente delle idee da trasformare in immagini.
Tra di loro c’era Wali Mansoor, che ha girato alcune scene assieme alla sorella Saira con l’obiettivo di rappresentare la doppia vita di cinque donne: quella reale e alienante e quella utopica e liberatrice. Una mattina li abbiamo seguiti e accompagnati al faro di Punta Penna, difficile da raggiungere senza un’auto. Dalla palestra dei Salesiani, siamo partiti per sfruttare la luce dell’alba e le spiagge della riserva naturale. I ragazzi erano assonnati ma al momento dell’arrivo si sono subito ravvivati e la pioggia non ha sicuramente rovinato l’atmosfera. Alcune scene sono state girate nei campi di fronte alla chiesa medievale, con il faro che si ergeva di fronte a una delle protagoniste, nella sua utopica vita da esploratrice mentre il cattivo tempo contribuiva ad enfatizzare la radicale differenza rispetto alla routine. In questo senso l’opera si è prestata come un inno alla vita e non alla sopravvivenza attraverso cui gli spettatori e i protagonisti sono spinti a chiedersi “Chi sono io?” come esemplifica bene il titolo del corto (Who am I?).
In due giorni di riprese tra centro storico e zona marittima, gli ospiti di Vasto si sono dedicati anima, corpo e mente ai cortometraggi da presentare durante la weekly competition che sono stati poi proiettati nella serata finale di venerdì. Avrete sicuramente visto alcuni di loro aggirarsi per le vie del centro con un badge al collo, un ragazzo croato di 40 anni alla terza partecipazione improvvisare con un clarinetto vicino alla chiesa di San Giuseppe, turisti/apprendisti provenienti da qualsiasi parte del mondo: dal Pakistan come Wali e Saira, Kenia, USA e, ovviamente, dal nostro paese. Vasto si è ritrovata al centro della loro iniziativa, seppur per poco, così come al centro ci sono stati i residenti che hanno scelto di aiutarli per fornirgli oggetti, location e aiuti logistici.
È difficile dunque trovare un’esperienza che metta a contatto noi con gli ospiti in un modo così attivo, abituati a vedere i turisti come entità estranee con la speranza che essi possano tornare a casa con un’immagine positiva del territorio. Senza dubbio questi ragazzi un parere positivo ce l’hanno e lo si trova rispecchiato in un’opera d’arte concreta. Come ci ha detto Wali: “Realizzare questo corto è già una vittoria, non ci interessa vincere.”
Alessandro Leone