È singolare come già nel titolo vi sia continuità ma, allo stesso tempo, dissonanza, con il precedente articolo menzionato lo scorso mese [LEGGI]. Il significato di questo giorno viene spesso tralasciato dai molti, esclusa la fruizione e lasciato ad una dimensione elitaria. È abitudine di alcune categorie far dimenticare e celare il passato inaridito per farne nuova linfa in un presente sempre più incerto e aperto a cambiamenti che si muovono più veloci delle normali esperienze umane. Il desiderio è allora di tornare per un frangente del nostro tempo ad una stagione passata, tanto oscura da non poter essere dimenticata. È il “secolo breve” di cui ci testimoniava Eric Hobsbawm, uno dei più grandi storici mai esistiti, è il secolo dei totalitarismi e delle pagine più oscure e imperfette, è il tramonto dei valori e della loro metamorfosi crudele.
Iniziamo così:”Esistono le razze umane ed esiste una pura razza italiana: gli ebrei non appartengono alla razza italiana”.
Il 14 luglio 1938, sulla testata de “Il giornale d’Italia”, viene pubblicato l’articolo “Il fascismo e i problemi della razza”, contenente il “Manifesto degli scienziati razzisti” e tenuto originariamente in anonimato. A distanza di un mese lo stesso articolo sarà ripubblicato sulla rivista “La difesa della razza”, magazine voluto da Mussolini allo scopo di divulgare i cambiamenti culturali del regime.
[ant_dx]UNA STORIA ANNUNCIATA: LE LEGGI RAZZIALI – Opera del Minculpop, il ministero della Cultura popolare voluto da Mussolini, l’articolo appena citato si inserisce nel più vasto insieme di provvedimenti legali, intimidazioni e persecuzioni che confluiranno nella promulgazione delle leggi razziali fasciste, l’11 novembre 1938. Storicamente, la legislazione antisemita assume i connotati di quella nata nella Germania hitleriana tre anni prima con le Leggi di Norimberga.
Il documento in questione, in dieci punti, è stato sottoscritto e firmato da dieci scienziati e professori universitari italiani, in nome di quella scienza distruttrice che si piega a “richiamo” di un’ideologia, folle, criminale, quella della razza ariana. Così viene argomentata la loro decisione: “Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra penisola. […] Dopo l’invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione. Da ciò deriva che, mentre per altre nazioni europee la composizione razziale è variata notevolmente in tempi anche moderni, per l’Italia, nelle sue grandi linee, la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa”.
Queste linee-guida condurranno agli esiti spaventosi che tutt’ora albergano in noi, incapaci di comprendere lo spietato disegno di sterminio del genere umano.
La Svalorizzazione del genere umano: L’IMPORTANZA DELLA PAROLA – Enrico Fermi, Rita Levi Montalcini: sono solo alcune delle grandi personalità italiane costrette ad un esilio forzato ad opera di “spietati analfabeti funzionali”. Nel desiderio di non rivivere più quelle realtà, il maggiore insegnamento è tratto dall’uso della parola, della scrittura come mezzo di divulgazione, di ricordo, “medium” divulgativo. Nel 1938, come nel 2018, le parole sembrano avere però un peso determinante nell’espletazione delle nostre funzioni. Nell’era della “mediocrazia”, il rischio di un’egemonia di individui mediocri, legata all’ignoranza, si fa sempre più forte: uno status che il potere si prefigge di raggiungere al fine di avere come prodotto ultimo il controllo su tutto e tutti da parte di una élite mediocre e priva di scrupoli. Alcuni tentativi di discredito dello Stato e nuove forme di consenso, ricordano spesso quelle dei vecchi sistemi totalitari.
Il mio auspicio è quello di superare ogni discriminazione, cogliere il vero significato delle parole e iniettare il “farmaco” del ricordo contro ogni tentativo di delegittimare la nostra ambizione di libertà.
Sergio Mucci