“Erano delle mance”, afferma l’avvocato Antonino Cerella. Inizia a delinearsi la linea difensiva di uno degli indagati dell’operazione Eterno riposo, l’inchiesta condotta da polizia e Procura di Vasto su una presunta “gestione parallela” dei servizi cimiteriali.
Oggi sono iniziati gli interrogatori. Dinanzi al gip del Tribunale di Vasto, Italo Radoccia, e alla presenza del procuratore, Giampiero Di Florio, sono comparse le tre persone finite ai domiciliari.
“Il mio assistito – dichiara Cerella, difensore di Luisito Lategano – ha risposto alle domande del magistrato, spiegando di non aver mai indotto nessuno a consegnargli somme di denaro. Ne ha percepite alcune, che sono state elargite spontaneamente dagli utenti. Erano delle mance regalate al mio cliente che, in ogni caso, si è sempre accertato che i cittadini avessero prima regolarizzato il pagamento presso i competenti uffici municipali. Nei prossimi giorni – annuncia il legale – presenterò un’istanza di remissione in libertà sul presupposto che il Comune ha sospeso dal lavoro il dipendente, di conseguenza non esiste alcun pericolo di reiterazione della condotta che gli viene contestata”.
“I miei due clienti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere”, racconta l’avvocato Massimiliano Baccalà, difensore di Franco D’Ambrosio e Antonio Recinelli. In tutto, gli indagati sono 14.