A giorni, in tutte le librerie, il nuovo libro di Davide D’Alessandro. Al centro della sua riflessione un ulteriore approfondimento sull’opera canettiana. In “Potere & Morte. Le matite di Canetti”, edito da Morlacchi, si affronta infatti direttamente, nell’ermenutica di uno degli autori di riferimento per la sua personale Bildung filosofica, il potere e la morte come temi centrali di una scrittura espressa in maniera originalissima in “Massa e Potere” e nei magistrali aforismi racchiusi nell’ultimo “Il libro contro la morte”.
Canetti fissa il potere, come Hobbes, senza infingimenti, fantasie o pregiudizi. Non avrebbe mai imparato a conoscerlo realmente, se non l’avesse esercitato e se non fosse anche divenuto la vittima di tale esercizio. Ma Canetti fissa anche la morte, le oppone la più strenua resistenza proprio mentre non tanto sul fronte, quanto sui viali alberati e splendenti dell’Europa, la gente continua a morire. Da una parte l’istinto di morte, la pulsione di morte; dall’altra, l’avversione alla morte. Canetti lavora per eliminarla, per estinguerla, per uccidere la morte. Canetti darebbe la vita per uccidere la morte. Muovendosi nei sentieri antropologici, filosofici e politici, senza trascurare di dialogare con alcuni dei suoi interpreti contemporanei, l’autore guarda a Canetti come la più alta e imprescindibile riflessione su potere e morte. Anzi, su Potere & Morte.
Quattro capitoli: la paura e la morte, la figura del direttore d’orchestra, il libro contro la morte e un dialogo quasi in forma di epilogo. Un libro da leggere il decimo libro di Davide D’Alessandro, che quest’anno ha insegnato Ermeneutica filosofica all’Università di Urbino.
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