Sono senza casa da gennaio, dopo uno sfratto subìto a causa della improvvisa perdita di lavoro del marito, da allora vivono ospiti a casa di amici ma, ora che potrebbero avere diritto ad un alloggio popolare nel comune di Santa Maria Imbaro, si vedono negare anche questo diritto.
“La nostra denuncia è conseguente alla diffida, inviata tramite PEC, per l’assegnazione dell’alloggio verso la famiglia che risulta beneficiaria a seguito dell’ultima graduatoria definitiva pubblicata sul B.U.R.A. del 26/05/2010. La famiglia ha rinnovato la domanda per l’alloggio sia nel 2014 e sia quest’anno, proprio attraverso la diffida da noi inviata, dichiarando la permanenza dei requisiti e delle condizioni come previsto dal bando di gara e dalla L.R. 25 ottobre 1996, n.96, che regola la materia”. A dirlo è Marco Iasci, delegato regionale AS.I.A USB che risponde alle affermazioni del sindaco di Santa Maria Imbaro, Maria Giulia Di Nunzio, secondo cui la graduatoria non sarebbe più valida.
“E’ dovere del sindaco provvedere agli interventi di manutenzione al fine di assegnare l’alloggio ERP alla famiglia in questione. – prosegue Iasci in risposta agli impedimenti addotti dall’amministrazione di Santa Maria Imbaro, sull’agibilità della casa – Ci preme inoltre sottolineare come da quattro anni a questa parte la famiglia si sia ritrovata ad affrontare uno sfratto e abbia richiesto aiuto all’amministrazione, aiuto che si è espresso attraverso consigli a rivolgersi a privati per prendere in locazione immobili. Purtroppo i canoni di locazione si aggirano a circa 500 euro al mese, a fronte del reddito familiare discontinuo e ammontante a 650 euro. Dunque – prosegue il delegato USB – se fosse stato per l’amministrazione comunale questa famiglia sarebbe stata costretta a vivere in mezzo alla strada. Fortunatamente dopo venti anni di vita vissuti a Santa Maria Imbaro [mar_dx] questa famiglia ha costruito relazioni sociali e affettive solide tali da permettergli di ricevere ospitalità temporanea da amici. Se per il sindaco questa non è un’emergenza abitativa ci troviamo a dover giudicare questa considerazione come gravissima”.
Per questi motivi è stata inviata una ufficiale diffida al Comune con cui si richiede l’assegnazione dell’alloggio entro i prossimi 7 giorni, con la disponibilità della stessa famiglia a mettere a posto il locale, anche grazie all’aiuto di altri cittadini.