Domani si riunirà il board della Nsg. Il consiglio d’amministrazione deve decidere il futuro della Pilkington di San Salvo.
Agli inizi di luglio, la multinazionale nipponica aprirà una procedura di licenziamento collettivo per 130 dipendenti dello stabilimento abruzzese.
L’incontro di stamani con i sindacati serviva a cercare soluzioni per scongiurare il rischio di emorragia occupazionale per fabbrica di Piana Sant’Angelo, dove si avvicina la fine dei contratti di solidarietà, in scadenza il 24 settembre e preclusi per il prossimo biennio, visto che l’azienda li ha già rinnovati tre volte nel giro di cinque anni.
E’ durato quasi quattro ore il confronto tra la dirigenza della fabbrica più grande del Vastese, 1800 dipendenti, e i sindacati. Da un lato il presidente di Pilkington Italia, Graziano Marcovecchio, il direttore del personale, Roberto Minenna, l’Hr manager Donatella D’Adamo, dall’altro la rappresentanza sindacale, capeggiata dai segretari provinciale di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, Emilio Di Cola, Franco Zerra e Arnaldo Schioppa.
[mic_dx]Così Di Cola, Zerra e Schioppa raccontano a Zonalocale l’esito del summit: “Oggi ci sono stati scambi di vedute piuttosto duri. Riteniamo inaccettabile che, nonostante una serie di progetti messi in campo, come l’insourcing e il trasferimento di lavoratori nelle aziende satellite Primo e Bravo, gli esuberi non diminuissero, ma aumentassero. Oggi abbiamo chiesto dati certi. Abbiamo ottenuto alcune risposte: attualmente, siamo passati dagli iniziali 220 posti a 130-140, di cui il 90% lavoratori diretti, ossia operai che svolgono le loro mansioni lungo le linee produttive, e 10% indiretti, cioè impiegati e quadri. La dirigenza ha chiarito che alcuni progetti messi in campo sono sostitutivi di quelli attuali e che, agli inizi di luglio, entro i 75 giorni antecedenti la scadenza del contratto di splidarietà, come previsto dalla legge, verrà avviata la procedura di licenziamento collettivo. In base ai criteri legali di professionalità, anzianità di servizio e carico familiare, sono a rischio gli assunti dal 2007 in poi. Abbiamo chiesto un Piano industriale con investimenti per ricaricare gli impianti a 4 turni e di conoscere esattamente come verranno attuati, dove e quanto costeranno. Domani i dirigenti della Pilkington incontreranno il board di Nsg”, il vertice di Nippon sheet glass, la multinazionale giapponese proprietaria di Pilkington dal 2006.
“Sul tavolo della trattativa, abbiamo messo anche la proposta di prepensionamento per chi è a due anni dalla pensione, chiedendo all’azienda di integrare l’assegno di disoccupazione per favorire l’uscita dalla fabbrica. A questi 24 mesi se ne aggiungerebbero altri 12, se la Regione concedesse un anno di cassa integrazione straordinaria in deroga, finanziandola con fondi propri. Il 7-8 maggio le assemblee dei lavoratori. Solo dopo aver sentito ciò che ci chiedono gli operai, incontreremo nuovamente l’azienda. Si è fatto un eccessivo uso degli ammortizzatori sociali nel corso degli anni. Se avessimo fatto prima il discorso sugli investimenti tecnologici, ora probabilmente non ci troveremmo in queste condizioni, né con la paura che il numero degli esuberi aumenti ancora nel giro di un paio d’anni”.