Se l’abolizione dei privilegi dei politici non viene fatta per legge, siano i politici stessi a impegnarsi, firmando una dichiarazione scritta all’atto della candidatura, a rinunciare ai privilegi. E’ la proposta di Francescopaolo D’Adamo, ex assessore comunale a Vasto.
“Il problema principale delle persone che ascolto (s)parlare di politica è il denaro. Lo spreco di denaro”, scrive l’architetto D’Adamo. “A sentire chi (s)parla di politica, pare che il danno principale per l’Italia sia causato dall’alto stipendio, dalle indennità di funzione e dai “vitalizi” dei parlamentari.
Eticamente parlando, con la miseria che si vede in giro e con la manifesta incapacità di chi ci amministra, il lauti profitti di cui si parla non mostrano una bella immagine ma…
Se aspettiamo una Legge che abolisca o riduca questo problema, cari amici possiamo dormire sonni tranquilli, non si arriverà mai al risultato. Nessuno rinuncerebbe a questi privilegi, se non a parole, scaricando sugli altri la causa della mancata soluzione.
Eticamente parlando sono tutti contro questi privilegi ma poi nei fatti si trova sempre un motivo ostativo per rinviare ogni decisione.
Non mi perdo in chiacchiere e vengo al sodo. Pare che un parlamentare non possa rinunciare a quello che gli spetta perché la Legge prevede questi emolumenti e la Legge va rispettata.
Io allora, dal momento che nessuno, una volta occupato il posto di parlamentare, voterebbe contro i suoi privilegi se non sicuro di non ottenere la necessaria maggioranza per far approvare l’abolizione di questi, propongo a chi occupa gli scranni del potere legislativo di approvare una Legge di altro tipo.
Prima di candidarsi, l’aspirante parlamentare deve dichiarare se intende ridurre gli alti stipendi e se intende rinunciare alle indennità di funzione, ai vitalizi e ad ogni altro privilegio, lasciando liberi gli eventuali colleghi di percepire quanto per Legge loro dovuto.
Mi piacerebbe vedere – conclude D’Adamo – chi sceglierebbe l’elettore tra chi rinuncia e chi non rinuncia”.