E’ stata una vicenda legale durata due anni a bloccare la rimozione delle macerie del muro crollato in via Goldoni. Dopo la segnalazione rivolta a Zonalocale da alcuni residenti del quartiere, a raccontare com’è andata a finire la questione è l’avvocato Francesco Bitritto, figlio della proprietaria del terreno a monte del muro crollato.
“Siamo felici di sapere che anche altri residenti si lamentano e fanno segnalazioni relative al muro in via Goldoni”, commenta Bitritto, che chiarisce: “I ritardi relativi alla rimozione, non sono assolutamente attribuibili al Comune di Vasto, ma solo ed esclusivamente ad un percorso giudiziario che ha visto soccombere la stessa parte che lo aveva promosso.
Il Giudice infatti ha ordinato, in estrema sintesi: il rigetto il ricorso (del condominio); l’accoglimento della domanda avanzata dalla resistente in riconvenzione e, per l’effetto, accerta e dichiara che il condominio è tenuto a porre in sicurezza i luoghi di causa e a smaltire le macerie; condanna il ricorrente (il condominio) a rifondere tutte le spese di lite.
Nonostante fosse abbastanza chiaro, a parere della resistente, chi avesse l’obbligo di ricostruire il muro, smaltire le macerie e rimettere in sicurezza i luoghi, il condominio (soccombente) ha predisposto, nelle more di incontri volti ad ottenere una soluzione, un’inaspettata azione giudiziale, che purtroppo è stata deleteria per la definizione di uno stragiudiziale e preliminare bonario componimento. Inviti a trovare una soluzione comune, da parte della resistente, sono stati esperiti anche durante il contenzioso, ma sono stati, purtroppo, tutti inascoltati. Per questi motivi, la definizione giuridica del contenzioso, è durata 2 anni.
Gli stessi residenti del condominio, avrebbero dovuto, in realtà, ringraziare la persona che hanno portato in giudizio. Infatti, quest’ultima, spinta da un lodevole spirito di buon vicinato, poiché la mattina seguente il crollo nessuno del condominio poteva provvedere a rimuovere quantomeno le macerie per permettere il passaggio pedonale, si preoccupava chiamando una ditta specializzata e predisponeva altresì un telone che proteggesse dal rischio di eventuali ulteriori piccoli crolli.
Purtroppo, tale comportamento, anziché essere lodato e premiato, fu portato in giudizio addirittura come prova del riconoscimento di ammissione di colpevolezza. Questa circostanza, bisogna dire, ha inevitabilmente portato una profonda amarezza nella signora, che tutto avrebbe pensato ma mai che la sua iniziativa fosse individuata dai vicini come riconoscimento della colpevolezza (elemento ritenuto decisamente irrilevante da parte del giudice procedente).
Ad ogni modo, l’ordinanza di cui sopra, è già stata da tempo notificata al condominio soccombente, e ci si augura il suo intervento immediato, visto che, è proprio il condominio ad aver chiesto, nel suo atto di citazione, l’urgenza del ripristino e la messa in sicurezza dei luoghi.
Pertanto – conclude Francesco Bitritto – si ritiene e si spera che il condominio si stia diligentemente operando al fine di ovviare a questa situazione, con la speranza altresì che in futuro i rapporti con il vicinato migliorino e che le buone azioni/intenzioni, non vengano utilizzate come fonti di prova contro chi le pone in essere”.