È stato depositato da Wwf e Legambiente il ricorso al Tar di Pescara contro il parere favorevole rilasciato dall’ufficio tecnico del Comune di Vasto sul progetto per la realizzazione del cementificio a freddo della Es.Cal. di Manfredonia a Punta Penna. Le due associazioni ambientaliste si sono affidate al legale Paolo Febbo per impedire l’insediamento produttivo a poche decine di metri dalla riserva naturale regionale di Punta Aderci e dallo stesso Sito d’Interesse Comunitario.
Alla battaglia civile di comitati spontanei e cittadini, quindi, come previsto si affianca quella giudiziaria. L’avvocato Febbo spiega: “L’atto amministrativo – riferendosi alla valutazione d’incidenza ambientale favorevole – a nostro avviso è minato da diverse irregolarità. Nel ricorso chiediamo l’annullamento previa sospensione degli effetti giuridici del parere favorevole del 15 gennaio scorso“.
L’attività che dovrebbe insediarsi nel capannone già esistente di proprietà della Tra.Ce (sempre di Foggia) produrrebbe leganti idraulici. Le preoccupazioni maggiori riguardano le polveri e il grande traffico di mezzi pesanti previsto per il trasporto di materie prime e prodotto finito. Il ricorso prende in esame i motivi per i quali sono state rigettate le osservazioni prima del parere: “Sono state tutte rigettate con motivazioni analoghe le une alle altre, ma palesemente carenti sul dato sostanziale e illogiche e contraddittorie su quello procedurale”.
[ant_dx]SCONTRO GIUDIZIARIO – Si va così verso uno scontro a suon di carte bollate che potrebbe acuirsi con la discesa in campo di Confindustria. L’associazione degli industriali di Chieti-Pescara, dopo la manifestazione che ha portato in strada centinaia di persone [LEGGI], ha annunciato a chiare lettere che si schiererà al fianco degli imprenditori – anche dal punto di vista legale – per far valere le ragioni dello sviluppo industriale a Punta Penna avanzando “richieste di risarcimento per chi ostacola gli investimenti” [LEGGI].
PECCATO ORIGINALE – La zona paga un peccato originale, le prime fabbriche si sono insediate prima dell’istituzione della riserva che da qualche settimana ha spento le 20 candeline. A ogni nuovo progetto si torna timidamente a parlare di delocalizzazione dell’intera area: un’opera faraonica che difficilmente vedrà la luce in questi tempi di vacche magre.