Con una laurea in giurisprudenza in tasca e la professione di avvocato sulle spalle, otto anni fa ha deciso di mollare tutto e di continuare il mestiere del padre: l’arte di fare il pane. Nel giorno della Festa della donna, Silvia Stanisci racconta la sua scelta di vita.
“Ho rilevato nel 2010 questa attività, iniziata nel 1890 dal mio bisnonno Cesare, poi ereditata da nonno Piombino e da mio padre Cesare. Avevo iniziato tutto un altro percorso, laureandomi in giurisprudenza e poi facendo l’avvocato”.
Poi cos’è successo? Ti sei trovata davanti a un bivio?
“Sì, dovevo fare una scelta: chiudere l’attività, o subentrare occupandomi di tutto, dalla A alla Z. Non solo per un fatto economico, ma anche per un fatto affettivo, ho scelto di non abbassare la serranda di questa attività. All’inizio, me la cavavo già dal punto di vista amministrativo, mentre nella produzione ho dovuto imparare. Mi sento tagliata per la lavorazione della pizza, ma altre cose devo ancora impararle, ci vuole tanta esperienza. Ad aiutarmi, ci sono i dipendenti esperti: la nostra squadra è un connubio tra lavoratori storici e nuovi, ma anche questi ultimi sono, comunque, persone già esperte in questo settore”.
Come si svolge il tuo lavoro?
“Inizia di sera. Si comincia dal pane, che richiede più tempo, poi si passa alla pizza e, al mattino, alla pasticceria. Tra 5,30 e le 6 inizio con i carichi destinati a supermercati e negozi. L’apertura al pubblico è alle 7. Nei periodi festivi, la paticceria produce a ciclo continuo. Insomma, si lavora h24. Su tutto, c’è sempre la supervisione di mio padre, il mastro, come si diceva una volta”.
Quante ore lavori? O, forse, sarebbe meglio chiederti: quante ore dormi?
“Inizio di mattina presto e proseguo per tutta la giornata. Ma anche a casa il lavoro continua con la parte amministrativa, ma non mi lamento, perché quando hai un’attività, è una cosa tua, che fa parte delle tradizioni della tua famiglia. Ti senti costantemente a casa, vedi attorno a te le cose di tuo nonno. E’ una sensazione bellissima”.
Hai un prodotto che ti sta a cuore e al quale ti legano dei ricordi piacevoli?
“La pizza. Mi ricorda mio padre che, ogni mattina, passava a casa e portava la colazione. Mia madre mi svegliava, dicendomi: ‘E’ pronta la pizza calda’. Papà, molti anni fa, realizzò anche il panino più lungo del mondo, record che, fino a quel momento, apparteneva a un forno francese. E poi vinse anche dei premi per il pane artistico: fece un pane a forma di palma e di scimmia, ma anche una Madonna di pane e un presepe, impastando, modellando una ad una le statuine e cuocendole”.
Fai sacrifici tutti i giorni nello svolgere questo lavoro. Hai mai pensato: “Chi me l’ha fatto fare?”
“No. Non lo cambierei mai. Rispetto a quando facevo l’avvocato, qui ho un contatto diverso coi clienti, che non vengono solo a esporti i loro problemi, ma amano conversare con te. Mi sembra di tornare ai tempi in cui vedevo mia nonna sbattere le uova”.