L’indagine resta estremamente complicata. Gli investigatori cercano la pista giusta che li conduca al colpevole dell’assassinio di Antonio Lizzi, il 69enne ucciso il 5 febbraio nella sua casa di Monteodorisio.
La Procura e i carabinieri di Vasto attendono indicazioni dagli esami del Ris di Roma. Nel sopralluogo del 12 febbraio, nella casa di via Vecchia Monteodorisio i militari specializzati nelle investigazioni scientifiche hanno rilevato tracce di dna, da cui gli inquirenti sperano emergano elementi utili a dare un volto e un nome all’aggressore che “si è messo sopra alla vittima, schiacciandole il torace”: così l’anatomopatologo della Asl provinciale, Pietro Falco, ha spiegato il modo in cui è stato ucciso Lizzi. La causa della morte è: “Asfissia meccanica violenta da compressione toracica”.
Il dna è emerso dai rilievi eseguiti sotto le unghie dell’uomo. “I prelievi sono stati fatti. Bisogna vedere – ha precisato il medico legale – a chi appartengono. Potrebbe darsi che non ci sia nulla o che verrà fuori un Dna che non appartiene alla vittima, ma questo, al momento, non possiamo dirlo”. Se, al termine delle analisi del Ris, prendesse corpo la seconda ipotesi, le indagini giungerebbero a una svolta.
Per ora, il mistero rimane. Il corpo esanime del pensionato è stato trovato con mani e piedi legati ma, nelle ore immediatamente successive al ritrovamento, gli inquirenti sospettavano si fosse trattato di una messa in scena per simulare una rapina finita in tragedia. Al momento, non ci sono sospettati. Né in paese sono emerse testimonianze utili a indirizzare in modo decisivo l’inchiesta. Il colpevole potrebbe non essere a Monteodorisio.