Caro astenente,
desidero innanzitutto presentarmi: sono un elettore italiano anche io, come te più che indignato da tanti politici ambiziosi quanto fallimentari, inviperito dall’odioso rimpallo di promesse improponibili ed estenuato dal basso profilo del dibattito politico.
Comprendo, quindi, la tua decisione di astenerti, come atto di sdegno e di rifiuto di conformarsi a qualcosa che si percepisce aliena; pur tuttavia, lascia che ti esprima il mio cordiale dissenso verso la tua decisione, pur rispettandola in toto, poiché siamo in democrazia e il pensiero di tutti è ancora (vivaddio!) tutelato dalla Carta Costituzionale.
Non cadiamo anche noi nel tranello dell’indistinto, mio caro astenente: non c’è una “classe politica”, ma ci sono uomini e donne ben precisi cui dovremo dare (o negare) la nostra fiducia. Mai cedere alla tentazione del “sono tutti uguali”! Davvero ritieni che, in un Paese in cui ci sono quasi più candidati che elettori, nemmeno una persona sia degna della nostra stima?
Certo, i De Gasperi e i Nenni sono finiti da un pezzo, ne convengo; ma anche noi siamo diversi dai nostri nonni – per certi versi peggiori, per altri migliori, chissà. Ma tra tanti e tanti nomi troveremo ben qualcuno che sia sufficientemente diligente, onesto e capace per questi nostri disastrati tempi!
Capisco anche le tue remore a dare fiducia a gente “nuova”, magari fuori da schemi e contesti ben definiti; ma tu rifletti con me: gli schemi e i contesti “ben definiti” non sono forse quelli che ci hanno guidati da lustri, portandoci nelle condizioni attuali (magari addossandocene anche la colpa, cercando di convincerci che avevamo “troppi privilegi” rispetto a realtà “più virtuose” oltralpe)? Avevamo un establishment, un tempo, è vero, ma se tu ritieni – come me, d’altronde – che sia inadeguato, forse la decisione giusta è di cambiarlo, non di astenersi dal farlo.
O forse, mio caro astenente, sei uno di quelli che crede ancora alle identificazioni partitiche? Uno di coloro che ha sempre votato – e sempre voterà – il “suo” partito o null’altro? Se così fosse, devo deluderti, amico mio: i partiti “tradizionali” (la DC, il PCI, il PSI, il PLI, ecc.) non esistono concettualmente più da molto tempo, purtroppo, soppiantati da consorterie travestite da partiti e da partiti camuffati da consorterie. Prima, quando eravamo più giovani, votare DC o PCI o PRI aveva un senso a prescindere dai candidati, perché significava aderire ad un ideale; oggi, invece, si vota ad una “area politica” fumosa e spesso indistinta dalle altre e, perciò, ancor più dobbiamo scegliere le persone.
Mi obietterai, come hai fatto tante volte, che il mio ragionamento cada proprio qui, visto che la legge elettorale con cui voteremo tenderà proprio ad annullare il peso delle persone, con i “listini bloccati” e il divieto del “voto disgiunto”; vero, ma solo in parte. Pur tra tutti questi machiavellismi, continuo ad essere certo di trovare almeno un “listino bloccato” con persone cui dare la mia fiducia.
Dulcis in fundo, mio caro astenente, vorrei permettermi di ricordati che il voto resta uno dei più alti esercizi di democrazia e proprio gente sensibile e colta come noi non deve mai dimenticare il valore storico, politico ed umano dell’atto di votare: esso è, infatti, frutto di lotte e di battaglie in cui tanti nostri progenitori hanno sacrificato tutto, perfino la loro stessa vita.
Come potremmo mai dimenticarcene?
Fiducioso nel tuo positivo accoglimento della presente, colgo l’occasione per porgerti i miei migliori saluti e un abbraccio di affetto e di profondo rispetto. Sappi che rispetterò in ogni caso la decisione che vorrai prendere, il 4 marzo prossimo.
Un elettore votante resiliente