Giubilo ingiustificato riguardo l’accordo raggiunto a Roma venerdì scorso sul futuro dell’ormai ex Honeywell. L’accordo firmato dalle parti in sede ministeriale prevede: cassa integrazione fino al febbraio 2019, capannone gratuito per progetti di reindustrializzazione che impieghino almeno il 30% dei lavoratori e incentivi per l’uscita volontaria [LEGGI].
Punti, questi, positivi dopo i mesi di sciopero, ma il futuro resta incerto come prima. I licenziamenti non sono stati evitati: se alla scadenza degli ammortizzatori sociali non ci sarà nessun progetto serio di riconversione, il destino dei 420 lavoratori non cambierà.
IL CASO GOLDEN – Numeri e termini dell’accordo ricordano, inoltre, quanto accaduto alla Golden Lady di Gissi: anche in quel caso si festeggiò al raggiungimento alla firma delle carte nella capitale nella primavera del 2012.
La storia – in quanto a propaganda – sembra ripetersi: sono ancora vivi i ricordi dei manifesti targati Pdl (all’epoca al governo regionale) che recitavano “Salvi i 365 posti di lavoro”. Quanto accaduto dopo è noto a tutti: due riconversioni fallite drammaticamente l’una (New Trade) a pochi mesi dall’altra (Silda) con il mese di luglio 2013 contraddistinto da tesi presidi notturni degli operai.
TOMEO: “TRIONFALISMO ESAGERATO” – Di trionfalismo esagerato parla Carmine Tomeo, candidato alle prossime Politiche con Potere al popolo, che invita alla cautela.
“Dalla lettura dei giornali – scrive – emerge un esagerato trionfalismo rispetto all’esito della vertenza Honeywell. Quasi 500 licenziamenti saranno rimandati a febbraio 2019, anziché concretizzarsi il prossimo aprile. Purtroppo i licenziamenti non sono evitati ma solo rimandati. Esponenti della maggioranza di centrosinistra che governa la Regione Abruzzo non hanno perso tempo a rivendicare per se stessi un risultato praticamente inventato: scongiurare i licenziamenti alla Honeywell.
Se solo questi personaggi avessero partecipato alla pari con i lavoratori agli scioperi ed ai presidi, avrebbero forse conosciuto le ansie di un prossimo licenziamento e, forse – forse – si sarebbero resi conto di quanto poco nobile sia fare speculazione elettorale su una vertenza così drammatica.
Negli anni, politicanti di centrodestra e centrosinistra hanno regalato milioni di euro alla Honeywell ed ora quegli stessi politicanti si esaltano per 500 licenziamenti rimandati di qualche mese.
L’inadeguatezza di questo ceto politico la racconta la realtà lavorativa abruzzese: le sue oltre 100 vertenze, la chiusura di importanti realtà industriali, la precarietà diffusa che aumenta a ritmi superiori alla media nazionale, i morti sul lavoro rispetto ai quali ci si gira dall’altra parte. In Abruzzo, l’applicazione della riforma Fornero e del Jobs Act ha avuto conseguenze ancora più gravi di quanto avvenuto mediamente nel resto del paese. Ed ora, i responsabili politici di questa condizione tentano la strada del Parlamento, dove potranno fare danni ad un livello più esteso di quello regionale.
Se dovessero essere eletti, loro staranno al governo con Berlusconi, noi ancora e comunque con chi lotta per un lavoro con pieni diritti. Potere al popolo è nata per ridare uno strumento politico alle classi popolari disarmate da una politica ormai al servizio delle multinazionali e della finanza”.