“Come vorrei essere un albero che sa dove nasce e dove morirà”, recita la canzone “1947” di Sergio Endrigo che, quattordicenne, si ritrovò a vestire i panni di uno dei molti profughi giuliani e dalmati costretti ad abbandonare la propria terra passata alla Jugoslavia a causa degli esiti della Seconda Guerra Mondiale.
E oggi, 10 febbraio, si celebra il Giorno del Ricordo, istituito con la legge 20 marzo 2004 n.92 per conservare e rinnovare “la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.
Anche il Comune di Lanciano, su sollecitazione del Comitato 10 Febbraio, ha ricordato oggi una delle pagine più nere della storia italiana, rimasta per troppi anni nascosta e taciuta. “Oggi abbiamo fatto memoria a Lanciano delle vittime della tragedia delle foibe e dell’esilio forzato dall’Istria dei nostri connazionali. – ha detto il sindaco Mario Pupillo – È stata per me una grandissima emozione scoprire che tra le vittime di questo tragico esodo ci fu anche un nostro concittadino. A Carlo
Alberto Agostinis e a tutti i bambini che sono stati costretti ad abbandonare la casa, i giochi, i colori, gli affetti per le conseguenze delle guerre e della “banalità del male” va il mio pensiero. Un momento molto intenso che possa essere da monito per tutti noi, affinché ognuno a partire dalla conoscenza della Storia possa costruire ponti, e non muri, tra i Popoli. – ha concluso – E affinché nessun bambino debba essere costretto a lasciare la propria casa per questi motivi”.