Fare d’ogni erba un fascio, giudicando le persone in base alla loro provenienza geografica, conduce “al determinismo geografico, al razzismo”. Ruota attorno al contemporaneo uso distorto del concetto d’identità la spiegazione che il professor Costantino Felice fornisce del suo ultimo libro: “Mezzogiorno tra identità e storia”, dato alle stampe dalla casa editrice nazionale Donzelli Editore.
In municipio lo storico vastese presenta il volume nel dibattito di cui, nell’Aula consiliare Vennitti, è relatore insieme alla celebre scrittrice Dacia Maraini, che stamani ha incontrato i ragazzi del Liceo scientifico Mattioli di Vasto e oggi pomeriggio dibatte, insieme ai docenti universitari Gianni Oliva e Nicola Mattoscio, di identità, emigrazione e immigrazione.
Convegno aperto coi saluti del sindaco, Francesco Menna, e moderato dalla giornalista Rai Maria Rosaria La Morgia, che sottolinea: “Dacia Maraini ha scelto l’Abruzzo e Pescasseroli come luogo dell’anima e della scrittura”.
“Il nostro è sempre stato un Paese di emigrazione”, ricorda la scrittrice toscana. “Abbiamo avuto 20 milioni di emigranti e tuttora abbiamo tanti giovani che lasciano l’Italia. Quello che ci sorprende è essere diventati un Paese d’arrivo e non di partenza e questo crea problemi e anche paure”.
Secondo Felice, “il concetto dell’identità ci sta portando alla rovina. L’identità è il nodo di tutto il dibattito sociale contemporaneo. Sta diventando un’ossessione: rivendicare la propria identità in conflitto, in contrapposizione con l’identità degli altri. I localismi identitari sono una conseguenza del collasso della cultura, della deriva sul piano culturale, determinata dal fallimento della cultura di alto livello. Il terremoto dell’Aquila e le narrazioni mediatiche, politiche e culturali hanno evidenziato il tracollo della politica”.
E’ stata creata una “retorica dei luoghi comuni, specchi deformanti della realtà. I luoghi comuni geografici” che, in base a pregiudizi, associano alle persone un determinato carattere e a difetti predefiniti a seconda del luogo di nascita, “portano al determinismo geografico, al razzismo. Noi stiamo andando verso questo”.