La legge regionale che rende abitabili le cantine è, di fatto, inapplicabile a Vasto. Lo sostengono le liste civiche Unione per Vasto e Il Nuovo Faro, che criticano la delibera di recepimento della normativa regionale approvata in Consiglio comunale dalla maggioranza di centrosinistra.
“Il 31 ottobre – attacca Alessandra Cappa, consigliera comunale di UpV – è andato in scena l’ultimo atto della triste storia dell’attuale amministrazione comunale: la (falsa) applicazione della Legge Regionale sul recupero del patrimonio edilizio esistente”.
Cappa si dichiara “favorevole alla legge: recuperare il patrimonio edilizio esistente vuol dire offrire ai cittadini una buona possibilità.
Avere una tavernetta in casa non significa, infatti, come ha pubblicamente sostenuto il Sindaco Menna, essere un imbroglione, uno che, costruendo la propria casa, ha voluto eludere o, peggio, violare la legge.
Avere una tavernetta in casa e destinarla ad altro uso, ancora, non significa favorire la cementificazione selvaggia, come pure ha sostenuto grottescamente il sindaco.
Dunque, ben venga che la nostra Regione, come tante altre, abbia dato ai proprietari la possibilità di chiedere che tali locali diventino abitabili: quel locale, in casa nostra c’è già, è già stato legittimamente autorizzato e costruito e cambiarne l’uso vuol dire semplicemente renderlo giuridicamente abitabile”.
Secondo la rappresentante di Unione per Vasto, “in barba a tale legittima possibilità, la maggioranza, ancora una volta ostaggio di ambientalisti, naturisti, cooperativisti, comunisti e simili, ha deciso, di fatto, di non recepire la legge.
Recepire la legge regionale escludendo le zone rurali della città (San Lorenzo, Pagliarelli, Punta Penna, Incoronata eccetera) vuol dire, infatti, non approvarla, mortificando ulteriormente i residenti di quei quartieri.
Recepire la legge regionale, limitando la possibilità del recupero di tali locali a quelli che hanno un altezza di due metri e 70 centimetri, vuol dire, ancora, non consentirne il recupero e, peggio, prendere in giro i vastesi (i locali che hanno quella altezza sono già abitabili).
Ed è inutile che il sindaco, recitando la parte del novello ambientalista, si nasconda dietro affermazioni ridicole: ‘Non permetterò sanatorie e cementificazioni selvagge’. Il recupero delle (già esistenti) tavernette di casa nostra – sostiene Cappa – non avrebbe comportato nemmeno un centimetro cubo di cemento in più, per usare le parole del sindaco”.
Parla di inapplicabilità delle legge anche Edmondo Laudazi, consigliere comunale de Il Nuovo Faro: “Si badi bene che non stiamo parlando di zone fragili dal punto di vista ambientale o idrogeologico, dove il divieto di applicazione è corretto, ma stiamo parlando di tutto il territorio comunale nel quale, tra lacci e lacciuoli introdotti nella normativa nel comune di Vasto, non sarà possibile effettuare alcun intervento di recupero, come previsto dalla legge regionale.
Sono stati, infatti, esclusi tutti gli ambiti cittadini in cui sono abitualmente presenti le già esistenti “tavernette” che il legislatore regionale aveva consentito di poter recuperare e che, a Vasto, sono state escluse impedendo, fra l’altro, di ottenere interessanti contributi economici (circa 9.000 euro a tavernetta) che un comune, finanziariamente disastrato, avrebbe potuto utilizzare per migliorare le infrastrutture cittadine.
Prosegue, cioè, una impostazione amministrativa penalizzante che, non solo non consente di migliorare il tessuto urbano, ma che addirittura peggiora il rapporto tra il cittadino ed una amministrazione lontana dai bisogni e dalle necessità della gente”. L’ex candidato auspica si possa “ribaltare questa patetica situazione”.