Assoluzione da due capi d’imputazione, prescrizione per gli altri due. Prosciolti tutti e sette gli imputati dell’inchiesta Diamante, che prende il nome dal night di San Salvo in cui, nel dicembre 2014, scattò il blitz dei carabinieri. Al termine di una vicenda giudiziaria durata 13 anni, oggi pomeriggio la sentenza del Tribunale di Vasto.
L’indagine aveva portato la Procura a ipotizzare, a vario titolo, l’associazione a delinquere finalizzata all’ingresso clandestino di ragazze straniere e allo sfruttamento della prostituzione nei confronti di sette persone: Angiolino Fanale, 59 anni, Auro Chinni, 56 anni, Antonio Agostino Di Chinno, 59, Michele Fabrizio, 50, Pietro Di Fortunato, 55, Adrian Dorel Moreanu, 59, Gabriel Radoi, 60 anni. Nei confronti di Fanale, che all’epoca era carabiniere, pendeva anche l’accusa di tentata concussione.
Oggi, dopo numerose udienze in cui sono state ascoltate decine di testimoni e acquisite le perizie sulle intercettazioni, è giunto il momento decisivo: la discussione dinanzi al collegio giudicante, composto dal presidente, Italo Radoccia, e dai giudici a latere Fabrizio Pasquale e Michelina Iannetta. Al termine della sua requisitoria, la pm Gabriella De Lucia ha chiesto la condanna degli imputati a sei anni di reclusione e una multa da 620mila euro. Nelle loro arringhe, gli avvocati difensori – Marisa Berarducci, Fiorenzo Cieri, Clementina De Virgiliis, Sandro D’Aloisio e Vincenzo Margiotta – hanno chiesto l’assoluzione per i loro assistiti.
Alle 17,35, dopo circa un’ora e mezza di camera di consiglio, la corte è tornata in aula e il presidente ha letto il verdetto: prescrizione per i reati di associazione a delinquere e sfruttamento della prostituzione; assoluzione, perché il fatto non sussiste, dal favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e dalla tentata corruzione.
I commenti degli avvocati: esprimono soddisfazione De Virgiliis e D’Aloisio. “Il Tribunale – osserva Di Risio – ha accolto la tesi difensiva e accertato l’insussistenza dell’immigrazione clandestina”.
“Finalmente – sottolinea Berarducci – per il mio cliente, Angiolino Fanale, è finito un incubo durato 13 anni, in cui ha dovuto cambiare lavoro. Ci riserviamo di leggere le motivazioni della sentenza, che verranno rese note tra 90 giorni, per valutare un’eventuale azione di risarcimento del danno”.