Aumentano e non di poco le tasse sulle vincite al gioco d’azzardo gestito dallo Stato. Dal 1° ottobre, chi vince più di 500 Euro, vedrà decurtato il fortuito importo non più del 6% ma del 12% per il Gratta&Vinci, il SuperEnalotto, il Win for Life le videolottery e le slot di nuova generazione. Mano più leggera sul Lotto, in questo caso la tassa aumenta sì ma soltanto di due punti, passando dal 6% all’8%.
Gli aumenti sono contenuti nella manovra-bis di governo del giugno scorso ma è da ottobre che entrano in vigore. E’ così che l’Erario incasserà molto di più dei 10 miliardi e mezzo di Euro del 2016, somma già superiore del 20% rispetto al 2015, cifra non certo di poco conto e che, a seguito di tali aumenti, si stima salirà di 143 milioni nel 2018 e di 322 milioni nel triennio 2017/2019, anche considerando gli ultimi tre mesi di quest’anno.
Inoltre, nelle “disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo” sono previsti anche l’aumento al 19% del prelievo sulle newslot e al 6% quello sulle videolotteries; ne è stimato un maggiore introito di circa 700 milioni di Euro nel triennio 2017-2019.
In tempi di magra, potrebbe apparire anche giusto drenare risorse dai prodotti ritenuti superflui: sigarette, alcol, profumi e gioco, appunto; soprattutto per quest’ultimo, se l’alta tassazione rappresentasse un freno ai giochi di Stato che di persone e famiglie ne ha rovinate e ne rovina tante. Infatti, oramai e con il diffondersi delle sempre maggiori opportunità telematiche, i giochi di cui si tratta sono annoverati nella categoria delle “dipendenze comportamentali”; un vero disturbo del controllo degli impulsi quello che induce all’azzardo, una patologia, per l’appunto, definibile “azzardopatia”.
Cosa differenzia chi ne è affetto dal tossicodipendente? In entrambi i casi, c’è la perdita del controllo, l’aumento della frequenza delle giocate, come fossero sniffate, e del tempo sottratto ad altro, il sempre maggior denaro impegnato ed un esborso superiore alle proprie capacità economiche che conduce all’indebitamento. Ci si illude di avere il controllo: è l’ultima dose e poi… in fondo mi riprendo; è l’ultima giocata e poi… in fondo è uscito il 13, molto simile al mio 12. La programmazione dei giochi prima d’essere affidata a tecnici è consegnata a psicologi che ben si adoperano nel suggerire l’impostazione di meccanismi che inducano i giocatori a perseverare.
I sintomi dell’azzardopatia si evidenziano in più modi: sopraggiungono stati d’ansia e d’insonnia, si prova forte stimolo ad aumentar l’importo delle giocate per sollecitare l’eccitazione, si mente per nascondere il grado di coinvolgimento, si commettono illegalità per finanziare il gioco, ci si irrita ai buoni consigli o al tentativo di diminuire le occasioni, si rischia la perdita di affetti o del lavoro, si confida sugli altri per disporre di denaro, si programmano le giocate affidandosi alla scelta di giorni ritenuti, chissà perché, più favorevoli o si conta su sicuri presagi.
Giocare diventa cosa più importante di ogni altra nella vita ed il divertimento diventa dipendenza. In Italia, rasenta il milione il numero di persone affette da questa malattia, anche per la facilità con cui è possibile disporre dei luoghi e degli strumenti adatti ad alimentarla e ci si accorge della sua gravità soltanto quando ha generato disperazione. Il fenomeno è affidato ormai alla medicina, al sostegno psicologico ed alla psichiatria, al pari dei casi generati dalle droghe, dall’alcol o dal fumo, le cui manifestazioni appaiono, però, più conosciute dalla popolazione sensibilizzata nel tempo.
I costi sociali ed economici di questo fenomeno crescente sono altissimi ed oltre ad essere a carico dei singoli e delle loro famiglie gravano sulla comunità e sui conti dello Stato. Circa droghe, fumo ed alcol non sembra si sia fatto granché per diminuirne la portata sociale o le conseguenze economiche a carico della comunità e non sembra proprio che l’aumento della tassazione sulle vincite al gioco possa apparire un deterrente al diffondersi del fenomeno. L’unico scopo, con evidenza, è far più cassa; un obiettivo ben più prosaico di quello che uno Stato dovrebbe prefiggersi diminuendo le occasioni che generano disperazione e povertà nella popolazione.
L’ipocrisia dei singoli è già di per sé sufficiente a generare conflitti tra le persone ma l’ipocrisia di Stato genera conflitti sociali di ben più ampia portata. Non c’è antidoto efficace se il morbo viene alimentato, l‘unica soluzione è sopprimerlo.