Classi accorpate non per assenza di alunni, ma di insegnanti. Il terribile paradosso va in scena nel bistrattato Alto Vastese, dove l’insidia per ogni diritto è dietro l’angolo.
Succede in questa parte d’Abruzzo dalle “strade forse non degne di un paese civile” (come definite dal dirigente dell’Istituto Comprensivo Statale di Castiglione Messer Marino, Marco De Marinis, in occasione della riapertura della materna di Palmoli [LEGGI]), dove l’impercorribilità e la sordità istituzionale pesano nei pochi casi in cui a colpire non è il calo demografico.
IN FUGA DALL’ALTO VASTESE – Classi momentaneamente accorpate e riduzioni d’orario contraddistinguono l’inizio di anno scolastico nelle scuole medie di Castiglione, Palmoli, Celenza sul Trigno e Roccaspinalveti. Il motivo? Oltre ai numeri sempre in bilico nei plessi dei piccoli centri, i docenti nominati hanno disertato non rispondendo alle convocazioni. “Non sono scuole appetibili – ha detto De Marinis – con queste strade forse non degne di un paese civile”. La direzione didattica si trova a Castiglione, per prendere servizio gli insegnanti devono superare passaggi in frana, buche, dislivelli chi più ne ha più ne metta, così come durante l’anno scolastico per raggiungere gli altri comuni.
[ant_dx]Classi unite, quindi, in attesa delle nomine dei supplenti, altre che osservano quattro ore invece di cinque sono solo l’apice di un trend ormai consolidato che vede da anni in uno sfrenato turn-over la chiara volontà dei docenti di allontanarsi dalle scuole di montagna difficilmente raggiungibili. Durante l’anno fioccano le richieste di trasferimento e per la direzione didattica parte la ricerca col lanternino di insegnanti disposti a scalare le vette dell’Alto Vastese.
LA MATERNA DI PALMOLI – A questa si aggiunge l’altra paradossale vicenda della Materna di Palmoli (frequentata anche dai piccoli alunni di Tufillo e Dogliola). I bambini dai 3 ai 5 anni, caso più unico che raro nel diffuso panorama di declino demografico, sono aumentati per diversi fattori: 35, con i figli di alcune famiglie trasferitesi in paese dal Nord Europa (Inghilterra e Germania) e dalla Romania e delle ragazze africane ospitate nello Sprar. Un numero, questo, da “una classe e mezza”, ma destinato a salire grazie ai prossimi arrivi previsti nel centro d’accoglienza e che richiederebbe, quindi, l’individuazione di una figura in più per garantire il tempo pieno a tutti.
Il Comune e la dirigenza scolastica hanno così chiesto la nomina di un quarto insegnante all’Ufficio scolastico provinciale andando a sbattere contro un muro di gomma. A nulla è servito l’interessamento del prefetto Antonio Corona: fino al giorno precedente la riapertura, il preside De Marinis – così come ha raccontato nel suo intervento di ieri – era all’oscuro di eventuali decisioni in merito.
“Ho chiesto l’intervento del prefetto – dice a zonalocale.it il sindaco Giuseppe Masciulli – perché con i nuovi arrivi allo Sprar anche lui deve impegnarsi per permettere un’accoglienza come si deve. Il problema è che l’Ufficio scolastico provinciale non interloquisce né con gli enti locali né con la prefettura“.
Palmoli, esempio di civiltà, però, non ha gettato la spugna. Il Comune ha finanziato di tasca propria un progetto con la direzione didattica locale individuando “una persona, laureata, che terrà un corso d’inglese per questi bambini coadiuvando l’insegnante che resta il pomeriggio. Si permetterà così a tutti i bambini di restare fino alle 16, altrimenti sarebbero dovuti tornare a casa alle 13″.