Sono di ieri l’altro le dichiarazioni di un’avvocatessa, componente del Comitato Pari Opportunità della Corte d’Appello di Salerno, Carmen di Genio, che ha destato scalpore e polemiche: “Gli immigrati non sanno che non devono violentare”.
Una frase che, così giornalisticamente riportata, pronunciata da chi riveste un ruolo para-istituzionale e svolge una professione quale quella di avvocato, apre a varie interpretazioni se non inserita in un contesto non soltanto dialogico ma anche temporale e spaziale.
Infatti, non avrebbe certo destato scalpore se, a proferirla, fosse stato un comune cittadino, a fine giornata, all’ottavo bicchiere di Biancosarti, in un bar di Centocelle.
Il significato della frase pronunciata dalla professionista è ben comprensibile se riportata nella sua interezza: “Non possiamo pretendere che un Africano sappia che in Italia, su una spiaggia, non si può violentare, probabilmente non conosce questa regola”. Tema complessivo dell’intervento: Stato di diritto, leggi mancanti in alcuni Paesi, terrorismo ed integrazione. Luogo d’ascolto: Sala del Gonfalone del Comune di Salerno, in occasione del Convegno Nazionale sulla Sicurezza e Legalità ed alla presenza del Questore e del Sindaco della città.
L’ignobile atto dello stupro, più genericamente, della violenza sessuale, è annoverato tra i “Reati contro la persona” dal nostro Codice penale e certo non fa differenza che a commetterlo sia un connazionale, un Europeo o un extracomunitario, Americano o Africano che fosse.
Immaginare che la mancata conoscenza di una norma così cogente, chiamata dall’avvocatessa “regola”, possa rappresentare anche soltanto semplice argomento di spiegazione (per non dire giustificazione) dei motivi che inducono a gesti tribali è cosa inqualificabile.
Appare persino stucchevole ricordare la massima per cui “Ignorantia iuris non excusat” (la legge non ammette ignoranza). Questo persino, e lo si dice per gli addetti al mestiere, nei termini di “ignoranza invincibile” o “errore scusabile”, considerando il tipo di reato.
Se a concetti quali “pari opportunità” o “integrazione” si vogliono consapevolmente conferire significati quali quelli che inducano a pensare che, in fondo, sia, anche solo in parte, giustificabile commettere violenza sessuale da parte di chi proviene da Paesi del mondo in cui tali gesti non destano neanche scalpore, vuol dire che la società senza frontiere che si pensa poter realizzare è una aberrazione, una realtà sconcertante e deviata.
Categorie del pensiero quali “conservatorismo” o “progressismo”, in questo caso, non c’entrano nulla e diffondere, oltretutto da pulpiti qualificati, suggestioni indulgenti in occasione di atti che non è possibile esitare a qualificare disumani, è vergognoso ed ignobile.