La sociologa Eide Spedicato ha aperto il primo incontro del Festival di Cultura, Filosofia e Politica (presidente Davide D’Alessandro, direttore scientifico Antonio De Simone), con diversi interventi su parole, idee e concetti che incidono pesantemente sulla nostra realtà quotidiana: identità, cultura, immigrazione, integrazione. Dopo averle definite, ha indicato i possibili approdi, richiamando la responsabilità della politica, la sua mancanza di visione e di progetto, sollecitando non solo le riflessioni di D’Alessandro ma anche quelle del sindaco, Francesco Menna, che non si è limitato ai saluti di rito, ma ha interloquito spiegando le difficoltà di chi amministra su un fenomeno che investe Vasto, l’Italia, l’Europa, il Mondo.
La sociologa ha scaldato la platea, esposta ad una serata freddina con un vento piuttosto pungente, ponendo l’accento sulla necessità di istituzioni che siano all’altezza di un tempo così complesso, e di una Scuola che torni a fare la Scuola per educare, per richiamare i nostri giovani, troppo presi da un’adessità soffocante, all’amore per la conoscenza, per lo studio, uniche ancore di salvezza in un’epoca tanto precaria e tanto vuota di significato e di senso. Ridare senso a certe parole (come merito, amicizia, amore) è il nuovo impegno della professoressa pronta a scrivere un nuovo libro con D’Alessandro, che ha salutato i presenti leggendo un passo del grande filosofo Remo Cantoni sulla cultura e la politica, sull’azione del politico e dell’uomo di cultura. “L’intellettuale che rifiuta qualsiasi responsabilità politica s’illude di essere fuori del tempo e della storia. Di fatto è un uomo che ha scelto di essere passivo e non attivo, oggetto della politica altrui invece che soggetto della politica propria”.
Domani sera alle 21.30, nella sala della Società operaia di mutuo soccorso, secondo appuntamento del Festival con la presenza di Giulio Borrelli, sindaco di Atessa. Il titolo “Atessa, New York e ritorno” evoca il racconto di una straordinaria carriera giornalistica e di un ritorno alla propria terra per servirla come primo cittadino.