“Gli anni più belli della Juve nel libro dell’ultimo stopper, Sergio Brio“, secondo l’assessore allo Sport del Comune di San Salvo, Tonino Marcello, ieri sera presso la Casa della Cultura – Porta della Terra, durante l’incontro con lo storico calciatore juventino e la scrittrice Luigia Casertano, che ne ha curato la biografia dal titolo Sergio Brio, l’ultimo stopper. Per l’occasione, tra tifosi e non, anche Domenico Di Stefano, che ha presentato l’evento, il presidente del Consiglio comunale, Eugenio Spadano e “la vecchia conoscenza” Nicola Argirò, di cui Brio ha voluto ricordare l’amicizia, iniziata con il padre, “il primo a portarmi a San Salvo”.
Nella sua presentazione, Di Stefano ha tenuto a sottolineare che quello di Brio è un libro “essenziale, come lo erano gli stopper, per un ruolo senza fronzoli che prevedeva ‘palla o piede, basta che non passa’. Se ciascuno rispettasse il proprio ruolo – ha aggiunto Di Stefano – questa città e questo Paese potrebbero andare meglio”. A seguire, la dottoressa Casertano ha spiegato com’è nata l’idea del libro, il lungo lavoro fatto per convincere l’ex calciatore e il percorso sostenuto per la sua realizzazione, con l’incontro con il “presidentissimo” Boniperti, che ha curato l’introduzione. E la decisione di devolvere il ricavato alla Fondazione Piemontese Ricerca sul Cancro – Istituto Oncologico Candiolo.
Parola poi a Brio, che ha ricordato i primi calci da bambino, l’esperienza nel Lecce e “la chiamata” alla Juventus: “Lo stile Juve lo riconosci appena entri nello studio del presidente. Davanti a tutti quei trofei inevitabilmente ti chiedi se meriti di far parte di una squadra così. E anche se entri, se non hai lo stile Juve, prima o poi vieni messo alla porta”. Poi l’incontro con giocatori come Altafini, Anastasi, “campioni che fino al giorno prima potevo sognare solo attraverso le figurine” e finalmente l’ascesa inarrestabile, fino al brutto incidente del 1980. “Non giocherà più, aveva detto il medico al presidente, ma Boniperti mi ha rinnovato il contratto, raddoppiandomi l’ingaggio, vedendo il mio impegno costante nel cercare di recuperare, rischiando anche di rompermi definitivamente, come temevano i tecnici della squadra. E quando Trapattoni, a tre anni dal termine della mia carriera, tentò di portarmi all’Inter con uno stipendio tre volte superiore, declinai, ricordando il gesto del presidente”. E dopo la carriera da calciatore, per Brio si è aperta una breve parentesi come assistente allenatore e infine lo sbocco definitivo nel mondo dei mass media, come giornalista e opinionista sportivo“.
Al termine dell’intervento, spazio al confronto con il pubblico, con l’inevitabile riferimento al “caso Bonucci“, recentemente passato al Milan: “Penso che Bonucci abbia fatto benissimo ad accettare un ingaggio di quella portata, però ha sbagliato a prendere in giro i tifosi, giurando fedeltà alla maglia con gesti plateali come battersi il pugno sul cuore o baciare la maglia sotto la curva. Non ho mai visto Zoff o Anastasi fare gesti simili, loro la maglia la onoravano con i fatti”.