Oggi, racconto una storia.
Appariva come una bella e luminosa giornata di sole 30 gradi quella in cui Franco, uscendo di casa, decise di dare il “buongiorno” alla prima persona incontrata, ancorché sconosciuta. A pochi passi dal clack del cancello, s’imbattette in un’anziana vicina; la sua sporta a carrello gonfia ne attestava il rientro dal poco distante mercato rionale. Al promesso buongiorno, la signora, intimorita e accelerando il passo, abbracciò le sue scorte, mentre Franco, rivolto all’indietro il sorriso, girava l’angolo, sprofondando la gamba in un tombino divelto. Cavatone l’arto escoriato, accarezzò lo strappo dei pantaloni e, nel sollevarsi, il profilo del cartello di metallo sulla palina stradale gli ruppe gli occhiali da cinque diottrie. Pensare che la sua altezza era stata sempre ritenuta una qualità… L’infilò nella tasca e riprese il cammino.
Un vigile urbano solerte, osservata la scena, aveva intanto chiamato il 113, la cui pattuglia, prontamente sopraggiunta, chiese documenti al sospetto scippatore. Nell’impossibilità di mostrarli, perché dimenticati nel cassetto di cucina, Franco fu portato nell’attigua caserma. Un paio d’ore durò la conta delle mattonelle del pavimento della stanza d’attesa, fin quando il Maresciallo decretò la libertà.
La destinazione erano le Poste ed all’ingresso Franco rigirava tra le dita l’avviso di deposito raccomandata lasciato, giorni prima, sotto la porta di casa: il citofono era rotto. Il… colpo di fortuna di uno svogliato addetto, gli consentì, pur senza documenti, di ritirar la busta. Intuì, dal suo colore verde, che l’Agenzia delle Entrate lo aveva pensato e non l’aprì: perché mai rovinare una così bella giornata?!
Di martedì, il suo bar era chiuso e l’altro, a tre isolati ed a mezzodì, oltre ad aver terminato i cornetti, pativa l’interruzione di corrente per i lavori in corso sulla rete: niente caffè. Avesse almeno avuto il bagno senza la scritta “guasto”! Ma fu il morso di un randagio a scuoterlo dal torpore simil pomeridiano, mentre l’antirabbica del vicino Pronto Soccorso lenì ogni sua preoccupazione. Peccato aver dimenticato di ricaricare, nella notte, il cellulare… forse un amico sarebbe stato disponibile al conforto.
Sicuro del suo karma, l’atto iniziale del benevolo “buongiorno” avrebbe, con certezza, prodotto effetti di gratificazione ed appagamento. Fatalista il nostro Franco, mentre noi potremmo dire: che sfigato quest’uomo, mai una gioia. La “fenomenologia” di quel giorno non gli avrebbe consentito un comodo percorso a ritroso verso casa, lo sciopero dei mezzi aveva, infatti, ingessato la città. E poi, perché mai rientrare? Nel pomeriggio, le ombre lunghe avrebbero consegnato la frescura.
Un fatalista non guarda mai “ilmeteo.it” ed è così che, verso le diciotto, il cielo si oscurò d’improvvisa rivoltura estiva e palline di grandine imbiancarono le strade. Il nostro riparò sotto il tendone del bar chiuso il martedì ma il vento di maestrale lo sradicò dal muro. Il passo affrettato lo condusse verso casa, mentre le auto di passaggio schizzavano del fango.
Giunto al cancello, vi trovò, in attesa, l’anziana vicina che, alla sua vista, cavò qualcosa dalla borsa. A quel punto Franco, finalmente quasi intimorito, ne guardò gli occhi vispi come quelli di faina. Si fermò attonito di fronte quella specie e chiuse i suoi. Fu allora che, con tremolanti dita, la donna gli fece scivolare tra le labbra una fragola rossa di vigore. Con la lingua, Franco l’appiattì sul suo palato, era dolcissima, come il “buonasera” pronunciato dall’anziana.