“Arroganza, poca democrazia e scarso senso del proprio ruolo istituzionale”. E’ questa l’accusa che il consigliere comunale di Lanciano al Centro, Gabriele Di Bucchianico rivolge al presidente del consiglio comunale Leo Marongiu.
“Succede nella conferenza dei capigruppo della nostra città. Succede all’interno di un organo politico-amministrativo fondamentale in cui, su iniziativa del presidente del consiglio, si dovrebbero raccordare i consiglieri di tutti i gruppi politici; in questa sede vanno stabilite le date del consiglio e l’ordine del giorno attraverso una condivisione e partecipazione di tutti i gruppi consiliari compresi i gruppi di minoranza. – spiega Di Bucchianico – Lo stesso presidente oltre a convocare e presiedere il consiglio, a dirigerne i lavori, ad assicurarne la regolarità delle discussioni e delle deliberazioni, dovrebbe anche assicurare preventiva e adeguata informazione ai gruppi consiliari e ai singoli consiglieri sulle questioni da sottoporre all’assise generale, facendosi così carico del raccordo tra le attività di indirizzo e di controllo proprie del consiglio e quelle di amministrazione e di governo di cui è responsabile il sindaco. Nella nostra realtà invece, succede il contrario di tutto questo”.
Di Bucchianico punta il dito su un presunto “atteggiamento ostativo”, come lo definisce lui stesso, di Marongiu che “arriva in conferenza già con date decise e con argomenti già stabiliti ed inseriti in un ordine del giorno blindato, – afferma il consigliere di Lanciano al centro – dimostrando così di non essere all’altezza del suo ruolo ed ostentando una totale mancanza di rispetto per i consiglieri di minoranza”.
“Farebbe bene il presidente del nostro consiglio comunale a svolgere meglio il suo ruolo nel rispetto delle istituzioni e di tutte le componenti della città presenti in consiglio comunale, maturando una maggiore consapevolezza delle vere funzioni di cui risponde e della centralità dell’organo politico-amministrativo che rappresenta. – accusa Di Bucchianico – La funzione di raccordo e di coordinamento, se assolta con scrupolo e lungimiranza, fa del presidente del consiglio una figura di primo piano nel Comune e nella città. E’ evidente che per ricoprire tale ruolo occorrono personalità ed esperienza politica che questo presidente in carica mostra di non avere. – tuona il consigliere di opposizione – E’ evidente che riunire una conferenza dei capigruppo solo per formalità, evitando di attivare le giuste dinamiche di confronto democratico, non rende onore al diritto-dovere che egli ha di parlare in parallelo sia alla maggioranza che alla minoranza, dei problemi della comunità e dei programmi che vengono portati avanti”.
Sono pesanti le parole di Di Bucchianico che accusa il presidente Marongiu di aver abdicato al ruolo di garanzia che gli spetta nel dibattito politico della città.
“La democrazia non è il pretesto per l’anarchia. Non volendo in alcun modo scendere in polemica pubblica con un consigliere comunale, ricordo che l’ordine del giorno dei lavori d’aula viene predisposto, su proposta del presidente, tenendo conto dell’insieme degli atti consiliari (interrogazioni o mozioni) e deliberativi (giunta) presenti al momento della convocazione della conferenza capigruppo”. Non si fa attendere la risposta di Marongiu che tiene a difendersi e, soprattutto, a sottolineare il suo ruolo.
“Ogni consigliere può esercitare le proprie prerogative, presentando interrogazioni e mozioni per la discussione degli argomenti che ritiene di interesse collettivo e che quindi vengono regolarmente inseriti, entro 30 giorni (Tuel), all’ordine del giorno del consiglio. Riguardo l’orario ed il giorno di convocazione, – prosegue – la proposta del presidente non può diventare il pretesto per apporre veti di carattere personale, reiterati in ogni conferenza capi-gruppo, perché impossibile comporre interessi personali di 24 consiglieri comunali il cui primo interesse, salvo casi eccezionali e motivati, è ritenere prioritaria la convocazione del consiglio comunale”.
Marongiu afferma anche che le richieste informali rivolte dai capigruppo di minoranza di evitare la scelta di una data, prima della conferenza capigruppo, sono state accolte ed hanno composto la proposta effettiva nella conferenza capigruppo.
“Ricordo, infine, che per le sedute ‘ordinarie’ di bilancio è d’obbligo del presidente, aver cura della sicura presenza ed anche della previsione di almeno 13 voti favorevoli, pena il decadimento dell’Amministrazione stessa. – conclude – Nelle sedute invece ‘straordinarie’, laddove dagli uffici non siano state segnalate scadenze temporali improrogabili, più volte è stata proposta una rosa di disponibilità giornaliere per svolgere il consiglio comunale”.