Se ne parla del bando per un posto fisso per disabili nel Comune di Vasto: indispensabile avere la Patente B per essere “addetto alla registrazione dati, collaboratore amministrativo contabile”, requisito non richiesto, per analogo posto, alla persona normodotata.
Un provvedimento, quello di cui sopra, che, disancoratosi dall’angusto spazio della bacheca “Albo pretorio” del Comune e sospinto dai marosi della polemica, è finito nelle Redazioni giornalistiche de La Repubblica, de Il Giornale e di Radio 24. Un altro provvidenziale episodio che, dopo i costumi da mare della fascinosa Belen, accende, sulla nostra città, l’occhio di bue dei media.
Il fatto è conosciuto e, per gli aspetti amministrativi, se no sono interessati, in ordine sparso, più Consiglieri, ricevendone replica dall’Amministrazione comunale. Si sa, in Italia, culla dell’incertezza del diritto, vige il karma dell’interpretazione della norma; motivo per il quale tutti hanno ragione: chi l’atto ha esteso e chi oggi lo contesta.
Nell’assenza, quindi, di verità assolute ed in ossequio ai principi del relativismo giuridico, quel che della vicenda, con evidenza, resta è il giudizio consegnato, al giornalista de La Repubblica, dal Sindaco della Città. Un giudizio che deve essere apparso dirompente financo al Primo cittadino se, a conclusione della breve intervista rilasciata all’influente testata nazionale, redarguisce e diffida la stessa con uno stentoreo <Guardi, io non le ho riferito niente. E se domani esce un articolo su Repubblica faccio una denuncia”. E clik. >>
S’immagina quanto terrorizzato sia rimasto Brera, l’estensore del servizio nel quale, inoltre, si riportano i seguenti testuali passaggi di risposta alle domande: “La giunta fa una delibera di indirizzo, e i dirigenti fanno il resto del lavoro. La gestione la fanno i dirigenti, io che vi devo dire? Io non mi occupo di bandi. Osservo la regolarità degli atti, se sono regolari va benissimo”. Ne deriva il laconico commento del giornalista: “Ma come, se è regolare ma taglia fuori ingiustamente centinaia di disabili…”.
Ma sarebbe ingiusto prendersela col povero Francesco, qualunque Sindaco avrebbe vissuto il momento con la medesima difficoltà. Così come a chiunque accade di restar intrappolato nei meandri della burocrazia, oggi, anche l’amministratore si barcamena tra le intricate regole del formalismo estremo.
Qualsivoglia amministratore avrebbe detto: “La giunta fa una delibera di indirizzo, e i dirigenti fanno il resto del lavoro. La gestione la fanno i dirigenti, io che vi devo dire?”. Complici le norme della Legge Bassanini, molte delle responsabilità per gli atti amministrativi sono “scivolate” in capo ai dipendenti di rango, così sollevando la classe politica dall’onere di molte decisioni. I comuni cittadini s’illudono soltanto di esser governati da chi hanno scelto ed è spesso una mano terza a sollevar dal fuoco le castagne.
Se un intelligente giornalista incalza, un Sindaco, a tutela della dignità del proprio ruolo ed al cospetto dei propri concittadini, non può non dire “Osservo la regolarità degli atti, se sono regolari va benissimo”. L’amministratore dei nostri tempi “osserva” per verificare la “regolarità degli atti”, non fa gli atti. In definitiva, fa ciò che, da sempre, è demandato ad un Segretario comunale.
Un Sindaco, un qualunque Sindaco, non si occupa di bandi, si occupa di altro: è l’organo responsabile dell’amministrazione del comune, detiene il potere esecutivo a livello locale, sovrintende al funzionamento dei servizi e degli uffici e all’esecuzione degli atti, nomina i responsabili degli uffici e dei servizi, attribuisce e definisce gli incarichi dirigenziali, fa programmazione amministrativa e un po’ di selfie; non si occupa di bandi!
Ma veramente si è pensato, anche solo per un attimo, che un Sindaco, un qualunque Sindaco, possa oggi influire sulla stesura di un bando?! Un Sindaco, un qualunque Sindaco, tutt’al più può dire: “Guardi, io non le ho riferito niente. E se domani esce un articolo su Repubblica faccio una denuncia”; e La Repubblica… pubblica.