“Gesù è ebreo e lo è per sempre”, sottolinea Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto. Il suo nuovo libro, La Santa Radice – Fede cristiana ed ebraismo, vuole evidenziare i punti di convergenza tra due religioni che rimangono distinte, ma anche accomunate da alcuni inconfondibili elementi.
In un dialogo coi professori Michael Segre e Gianni Carozza, ieri pomeriggio, nella pinacoteca di Palazzo d’Avalos, la presentazione del volume: 144 pagine, pubblicate dalla casa editrice Queriniana e in vendita a 12 euro.
“Fra ebraismo e critianesimo – fa notare monsignor Forte – c’è una convergenza di fondo, inseparabile certo dalla loro diversità, eppure tale da motivare la loro ineliminabile coappartenenza e la consistenza dell’apporto che la tradizione ebraico-cristiana nel suo insieme ha dato alla storia culturale e religiosa dell’umanità.
La singolarità di quest’apporto – afferma il presule – sta nella testimonianza che entrambi, ebraismo e cristianesimo, rendono alla rilevanza dell’altro, trascendente e vicino, nella vicenda personale e collettiva. Atteso, cercato, accolto, amato, il totalmente altro – tanto per l’ebraismo quando per il cristianesimo – è il Dio vivente, che sovverte e salva la vita e la storia quando, pur restando infinito, si fa presente nel finito per comunicarsi alla nostra fragilità.
Per il cristiano questa presenza raggiunge il suo vertice nella parola fatta carne, Gesù che è ebreo e lo è per sempre. Conoscere e amare l’ebraismo è perciò, per il cristiano, componente rilevante della conoscenza e dell’amore per il suo signore e maestro”.