Per via dei dubbi sulla gestione e manutenzione, il treno della Via Verde parte col semaforo giallo, col rischio che fra qualche anno si debba fermare per via del segnale rosso. Una parabola già vista per altre iniziative, purtroppo. Questione di mentalità?
Iniziamo da una domanda: quale innovazione potremmo compiere nel nostro territorio a proposito di turismo?
Tra le opzioni: la definitiva chiusura alla petrolizzazione, il miglioramento delle infrastrutture (strade, servizi ecc.), o magari nuove e sostanziose misure agevolative dirette al comparto turistico.
E se invece la più grande innovazione fosse proprio un cambio di mentalità?
Una mentalità nuova che lasci emergere una regia onesta, benevola e lungimirante, condotta con le virtù del buon padre di famiglia, lontana da interessi di business diretti (che può avere il soggetto privato) e sconnessa da interessi clientelari (che può avere la politica che deve essere rieletta).
A partire da chi scrive, abbiamo la mentalità per un cambiamento del genere? E cos’è in concreto la mentalità di una classe dirigente e di un intero territorio? E soprattutto può cambiare qualcosa o è del tutto ininfluente?
Entriamo brevemente nel merito della questione: la Via Verde è in dirittura d’arrivo, come riportato su questo stesso giornale (http://abruzzo.zonalocale.it/2017/03/09/firmato-l-appalto-per-la-via-verde-costa-dei-trabocchi/25160?e=abruzzo). Ottima notizia!
La Via Verde è un’iniziativa preziosissima che possiamo realizzare grazie alle condizioni morfologiche del territorio, all’unicità della costa dei trabocchi su cui si adagerà, alle risorse culturali ed enogastronomiche. Insomma, alle ricchezze che da decenni ci raccontiamo (e sentiamo proclamare a voce crescente dai turisti sui social) ma che, se non si comincia a valorizzare e mettere a sistema, mai comincerà a favorire la nostra destinazione turistica, posizionandola in un mercato che è sempre più importante (il PIL turistico mondiale è aumentato anche durante la crisi), ma anche più complesso.
Nel settore del turismo, ormai trasfigurato dall’avvento di Internet occorre sempre più distinguere il proprio prodotto/servizio, qualificarlo e arricchirlo di valore aggiunto, come hanno fatto altre destinazioni turistiche anni fa. Si fa sempre l’esempio del Salento, ma ci sono tanti altri casi come ad esempio le Cinque Terre (un’area ben più ridotta della nostra costa teatina) alle prese col turismo cinese per dieci mesi all’anno.
Bene, noi in Abruzzo abbiamo le carte in regola per farlo. La Via Verde è un esempio. E la mentalità?
Infatti – ancora in grembo – la Via Verde è già minacciata dal suo stesso futuro (http://abruzzo.zonalocale.it/2017/05/06/-senza-parco-problemi-anche-per-la-via-verde-/26259?e=abruzzo). La questione è: chi si occuperà della sua gestione e manutenzione? I comuni? Gli stessi che hanno fatto cordata per dire no al parco della Costa Teatina (ndr: con un parco gestione e manutenzione sarebbero delegate allo stato)? Perché non fare cordata per dire invece un utile si (ad altre condizioni, magari)?
Un cambio di mentalità porterebbe invece – in cascata – una serie di benefici.
Prospettiva di buona sopravvivenza per la Via Verde, la costruzione di un Parco della Costa Teatina che serva realmente e che sia lontano dai vecchi stereotipi di inutile carrozzone para-pubblico, la volontà di operatori turistici grandi, medi o piccoli nel fare sistema, disposti a fare un passo indietro per farne tre, tutti insieme, come destinazione turistica. Un cambio di mentalità che per gli amministratori eletti rappresenterebbe un’importante opportunità: aver concesso alle prossime generazioni altre soluzioni, in termini occupazionali, rispetto a ciò che offre l’industria, non più in contrazione, ma di certo lontana da un nuovo sviluppo occupazionale.
Va riposta nel turismo la speranza di poter produrre un piccolo aumento della ricchezza, e conseguentemente della serenità delle persone che abitano questo territorio, per i prossimi decenni, e soprattutto per i nostri figli. Abbiamo alternative?
Per realizzare questo cambio d’approccio, probabilmente, occorre un cambio di mentalità, in cui ognuno può dare il proprio grande o piccolo contributo.
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