Questa nuova avventura parte da qui, dalla bellissima Fossacesia, una piccola città dell’Abruzzo che altro non è che una sorta di spartiacque dell’Adriatico: a nord le larghe e sabbiose spiagge del nord Abruzzo, delle Marche e dell’Emilia Romagna, a sud le rudi e pietrose spiagge del sud Abruzzo, del Molise e della Puglia, una sorta di boa da cui il mar Adriatico ingrana una marcia in più e si mostra in tutta la sua magnificenza e la sua selvaggia bellezza. L’Adriatico da Fossacesia in giù è come una donna con poco trucco e un vestito poco appariscente ma dalla bellezza genuina e prorompente; l’Adriatico di Fossacesia non indossa una minigonna e un rossetto appariscente come le coste riminesi ma ha ancora quel vestitino che a fatica nasconde un seno prosperoso e un rossetto semplice e discreto che ne risalta le sue labbra carnose e morbide!
Sì l’Adriatico di Fossacesia è una ragazza acqua e sapone, una ragazza ancora tutta da scoprire!
E qual è il modo per scoprire una bellezza cosi selvaggia?
A piedi? Fatto!
In auto? Fatto!
In moto? Fatto!
In canoa?Cavolo, mi manca!
In volo? E no ragazzi, il volo non può mancare!
No ragazzi, una bellezza del genere non puoi dire di averla scoperta finché non l’hai vista in volo, cosi come una ragazza acqua e sapone non puoi dire di averla vista finché non le hai tolto quel “vestitino di carta giapponese con i fiori d’acqua” che a stento copre le sue forme sinuose! Dovevo assolutamente spogliarla… pardon, dovevo assolutamente vederla in volo!
Ma in ogni avventura che si rispetti serve un compagno di viaggio, una persona fidata che aggiunga quel quid a qualcosa di per se già bello e piacevole. Da quando è nato mio figlio Mattia io e Enrico Sky Engine ci siamo visti davvero poco, mi sa che l’ultima volta che l’ho visto è quando quattro mesi stavo volando sopra Villa Rosa; non abbiamo litigato e non ci siamo insultati, semplicemente ci siamo persi di vista! Al posto mio in molti si preoccuperebbero ma l’esperienza mi ha insegnato che se non sento o non vedo un compagno di viaggio per alcuni mesi mi basta rimettermi in viaggio per rincontrarlo!
C’è mancato davvero poco che ci trovassimo direttamente a Fossacesia, come quando incontrai un signore di Martinsicuro sul traghetto per l’Islanda… ancora mi viene da ridere… a volte i viaggiatori non si incontrano a pochi chilometri da casa ma si ritrovano nei posti più sperduti e disparati!
Ah i viaggiatori!
“Ma i veri viaggiatori partono per partire;
cuori leggeri, s’allontanano come palloncini,
al loro destino mai cercano di sfuggire,
e, senza sapere perché, sempre dicono: Andiamo!
I loro desideri hanno la forma delle nuvole!”
Magari un giorno me la farò tatuare questa poesia, sarebbe figo, no?
Dicevo, in ogni avventura che si rispetti serve un amico, un compagno di viaggio, qualcuno che condivida con te gioie, ansie e paure tipiche di ogni avventura; il compagno di questa magnifica avventura si chiama Enrico Sky Engine, un uomo, un amico, un tecnico che stimo e rispetto profondamente! Enrico non è solo uno dei tanti costruttori di paramotori, Enrico è uno che vola per passione (uno dei pochi), uno che i motori li costruisce prima per sè e poi per gli altri, uno a cui ancora brillano gli occhi quando vola! Con un compagno del genere puoi pure andare all’inferno che, stanne pur certo, ti diverti! Ma stavolta non siamo all’inferno ma a Fossacesia, il luogo dove l’Adriatico ingrana la quinta e mostra il meglio di se, per cui… godetevi lo spettacolo!
Sapete, negli ultimi mesi ho volato davvero poco anzi per niente! Non è facile trovarsi in un decollo sconosciuto, con un motore potente e un telaio del tutto nuovo, in mezzo a piloti bravi e con molte ore di volo alle spalle e… non fare figure barbine! Non è facile anche se a fianco a te hai Enrico, non un pilota qualsiasi, uno che riesce a farti superare gli ostacoli più insormontabili facendoli sembrare la cosa più semplice del mondo: da subito mi tranquillizza e mi ricorda che, anche se non volo da molto, “ancora so come si fa!”.
Mi imbrago e aspetto una piccola raffica di vento che permetta alla mia vela di sollevarsi poi… Poi non è una cosa naturale sapete, sollevare la vela e correre verso il mare, stringere con la mano destra quella leva, quella leva che sprigiona la rabbia e la forza del piccolo sky110S (il mio paramotore) e correre, correre e sentire che la tutte quelle leggi fisiche studiate controvoglia al corso di volo ancora esistono, ancora esistono e permettono ai tuoi 95 e rotti kg di sollevarsi da terra, esistono e sono in grado di sconfiggere quella maledetta legge chiamata forza di gravità che è pari a 9,80665 m/s² e che, come dicono a tutti i corsi di volo, “se fai una cazzata ti riporta a terra in malo modo”, ma chi se ne frega, oggi per l’ennesima volta l’ho sconfitta quella forza e sono qua, a 10 metri per aria, sulla magnifica costa dei trabocchi!
Decollo seguito da terra da Enrico che mi fa il cenno di ok come a dirmi “bravo Mané, non hai scordato come si vola, ora goditi il panorama che io ti raggiungo tra pochi minuti!”. Volo alto, la paura che qualcosa possa andar storto o che io non sia in grado di gestire la forza del mio paramotore è ancora tanta, ma non importa, oggi importa esserci e io… ci sono! Volo sopra Fossacesia, godendomi dall’alto l’abbazia di San Giovanni in Venere e la Costa dei trabocchi, uno spettacolo che non ha eguali in Italia. Vedo la vela di Enrico sollevarsi da terra e puntare deciso verso sud, vuoi che lo lascio andare da solo? Sia mai!
Le nostre vele filano veloci sorvolando spiagge desolate, un mare turchese e ciò che resta della vecchia ferrovia. Volo basso costeggiando la statale 16, l’occhio mi cade a destra, una gloriosa Lancia delta integrale mi si affianca, istintivamente apro il gas come a volerlo superare ma lui fa altrettanto e sparisce in pochi secondi… e vabbè lo ammetto, ho preso una paga da una “integrale” ma che ci posso fare se il mio sky fa solo i 70km/h?
Enrico prosegue verso sud incurante delle mie velleità corsaiole, lo vedo accarezzare le bellissime spiagge dell’Abruzzo e del Molise, finché la mia mente non inizia a correre… corre e pensa che se avessi una autonomia illimitata andrei bel oltre Punta Aderci o Punta Penna, avessi una autonomia illimitata raggiungerei Vieste e poi andrei più a sud, supererei Bari, Lecce e mi fionderei sulla bellissima Calabria dove ho lasciato il cuore, supererei lo stretto di Messina, attraverserei la Sicilia e mi fionderei in Tunisia poi più a sud superando le basse dune di Douz e poi più a sud sul deserto libico perdendomi nel magnifico Akakus libico poi chissà… Non tornerei più! Forse!
Enrico vola sicuro e con l’orecchio rivolto al suono del suo motore pensando a come migliorare la carburazione e o forse chissà.. forse pensa alla sua famiglia e ai suoi figli che nel giorno della festa del papà non sono con lui… Io? Penso che se ci fosse Mattia con me gli mostrerei la bellezza di questo posto, gli mostrerei Punta Aderci e Punta Penna e poi gli farei vedere… eh si, gli farei vedere la bella ragazza che prendeva il sole nuda a pochi passi dal trabocco! Superiamo un magnifico trabocco e Punta Aderci, bella ed imponente come sempre, pochi metri poi facciamo dietrofront: la benzina è poca e non c’è spazio per le divagazioni! Frega nulla, io vado a sud, voglio vedere dall’alto il bellissimo faro di Punta Penna, fa nulla se resterò a secco di benzina in volo o se dovrò fare qualche km a piedi: uno spettacolo del genere non me lo perdo per nulla al mondo!
Volo alto, come un gabbiamo viro stretto davanti al faro mentre il sole si infrange sul mare cristallino poi punto verso nord, sorvolando in solitaria spiagge e fiumi che sembrano dimenticati da Dio, poi ad un certo punto mi appare in cielo una figura familiare: è la sagoma del paramotore di Enrico, mi stava aspettando!
Sorrido compiaciuto, non sono solo!
Dedicato a Enrico e a tutti i miei compagni di viaggio.
Ciao
Mané