Quello che ha scelto è un mondo a maggioranza maschile. Ma lei, con tanto impegno e caparbietà, segue la sua passione senza farsi condizionare da troppi pensieri. Benedetta Bologna, 21enne di Carpineto Sinello e studentessa universitaria a Pescara, è un arbitro della sezione AIA di Vasto che ogni domenica è sui campi della Prima Categoria oltre che su quelli dei campionati femminili e giovanili. L’abbiamo incontrata prima della sfida del campionato juniores tra Casalbordino e Cupello per farci raccontare un po’ la sua esperienza.
Come hai deciso di intraprendere questo percorso nel mondo arbitrale?
All’inizio l’ho presa come un gioco perchè mi è sempre piaciuto il calcio, passione trasmessami da mio padre che mi segue ancora oggi in tutte le partite. Ho fatto una settimana di scuola calcio ma non era proprio per me. Quando avevo 16 anni c’era un mio amico che frequentava il corso da arbitro e mi sono detta “perchè non provare?”. Da quel momento arbitrare è diventata la mia passione, sono davvero “malata” di arbitraggio.
Quando c’è stato il tuo esordio?
Al termine del corso ho sostenuto l’esame teorico, la prova di compilazione del referto e poi le tanto temute prove fisiche. E, il 4 marzo 2012, proprio qui a Casalbordino, ho diretto il mio primo incontro, una sfida del campionato giovanissimi provinciali tra Casalbordino e Aquilotti San Salvo. Nelle prime partite, come ogni arbitro, ero accompagnata da un tutor. Nel mio caso era Mario D’Adamo, attuale presidente della sezione Aia di Vasto, quindi ero in ottime mani!
Gli assistenti iniziano ad esserci dalla Promozione in su. Quindi tu sei sul campo da sola a dover dirigere una partita. Quanto è difficile?
Davvero molto. Sei da sola, devi avere gli occhi anche dietro la testa. In situazioni come il fuorigioco, le rimesse laterali, il comportamento sulle panchina, non c’è nessuno ad aiutarti. Però questo ti aiuta a crescere e a formare il tuo carattere perchè sei sola e devi fare tutto.
Hai mai avuto problemi per il fatto di essere una ragazza in un mondo a maggioranza maschile?
Sinceramente in questi anni non ho mai avuto particolari problemi. Ora i calciatori sono più abituati alla figura femminile perchè siamo in tante ad arbitrare. Anzi, a volte capita di avere una sorta di stima maggiore da parte di giocatori e dirigenti. Certo, le prime volte in cui andavo ad arbitrare capitava di trovare qualcuno che storcesse il muso. Ma, dalla Terza Categoria in poi, non ho mai avuto problemi. La persona antisportiva c’è sempre, a prescindere dal fatto che l’arbitro sia uomo o donna. Ecco, magari con una ragazza si sbizzarriscono di più negli insulti. Ma non ho mai ricevuto offese pesanti.
Com’è il tuo stile di direzione di gara?
Noi ragazze dobbiamo essere toste per forza. Se a un maschio viene chiesto di dare il 100% una ragazza deve dare il doppio. Ad esempio dobbiamo correre quanto un ragazzo, senza sconti, e per noi è già uno sforzo in più. Insomma, dobbiamo essere sempre di polso.
Come riesci a conciliare lo studio con gli impegni arbitrali?
Lo spostamento a Pescara per l’università è stato abbastanza traumatico perchè non posso più allenarmi con il Polo di Vasto. Quello mi manca tanto. Oggi cerco di organizzarmi, tra orari possibili e “impossibili”, magari la sera tardi, per andare in palestra ed allenarmi con gli arbitri di Pescara.
Dirigi anche incontri di calcio femminile. Com’è in rapporto al calcio maschile?
È più semplice perchè le donne tendono a protestare e a simulare meno, sono molto corrette tra di loro. Se commettono un fallo e ne sono consapevoli lo ammettono e non stanno lì a protestare. Nei maschi c’è sempre qualcuno che tende ad imbrogliare.
Quando sei con i tuoi amici ti tocca fare la parte della “moviolista”?
Assolutamente sì. I miei amici e il mio ragazzo, che gioca anche lui, mi chiedono spesso un parere nelle discussioni calcistiche. Io, naturalmente, sto sempre dalla parte degli arbitri!
C’è qualche arbitro in particolare a cui ti ispiri?
Ad uno in particolare no. Vado a vedere le partite delle categorie superiori per osservare gli arbitri più esperti ed imparare da loro. Seguo anche le ragazze della nostra regione che sono in Promozione ed Eccellenza, ho un buon rapporto con loro e spesso ci sentiamo. In generale ho un ottimo rapporto con tutti gli arbitri della nostra regione, siamo davvero un ottimo gruppo in Abruzzo guidati da Giancola.
Come fa un arbitro a sentirsi soddisfatto dopo una partita?
Dobbiamo dare il massimo per cercare di arrivare contenti alla fine di ogni partita dopo aver svolto al meglio il nostro compito. Io sono contenta anche quando c’è qualcuno che, anche dopo aver perso, mi fa i complimenti per come ho diretto la partita. Ci sono tante persone sportive che accettano la sconfitta senza cercare alibi.
Hai un sogno o un obiettivo legato a questa tua passione?
Il mio obiettivo è fare sempre meglio. Credo di poter avere delle possibilità anche perchè oggi per le ragazze le strade si sono aperte, prima era molto più difficile ottenere risultati. Al primo posto metto sempre duro lavoro e sacrificio e vediamo di poter raggiungere altri obiettivi.