“Si provano delle senzazioni stranissime, non so nemmeno definirle. Però ho voluto depositare due fiori per tutti quei ragazzi che sono periti, 29 ragazzi”. Sulle macerie dell’albergo, Mario Tinari ha lasciato un mazzo di fiori per Jessica, Marco e le altre 27 persone che non ce l’hanno fatta a uscire vive dalla coltre di neve e detriti.
Oggi i parenti delle vittime della valanga che, il 18 gennaio, ha travolto l’Hotel Rigopiano si sono potuti recare per la prima volta nel luogo dove 29 persone hanno perso la vita lo scorso 18 gennaio. “Il magistrato – riferisce l’Ansa – ha infatti autorizzato il dissequestro e il prelievo di undici dei 18 veicoli presenti e i familiari dei proprietari delle auto hanno raggiunto il sito per portare via i mezzi. Un passaggio tecnico che, però, ha consentito loro di vedere dal vivo, per la prima volta, il luogo in cui hanno perso la vita i propri cari”.
Sono stati momenti di intensa commozione e segnati dal silenzio e dalla preghiera. Mario Tinari, papà di Jessica, morta insieme al fidanzato Marco Tanda, ha deposto dei fiori in ricordo di tutte le 29 vittime. “Ai nostri occhi si è presentato uno scenario apocalittico“, scrive in serata il papà della giovane vastese.
“Fa veramente rabbrividire”, racconta il padre di Marco. “Abbiamo dovuto aspettare 43 giorni”.
I presenti hanno poi osservato un minuto di silenzio. Oltre ai parenti di alcune delle 29 vittime, è andato a recuperare l’automobile anche Giampiero Parete, uno degli undici superstiti, quello che è riuscito a sopravvivere alla valanga insieme al manutentore Fabio Salzetta e che per primo ha lanciato l’allarme. Sui tempi con cui le autorità hanno avviato i soccorsi sta indagando la Procura di Pescara. I magistrati vogliono anche capire se l’albergo potesse stare in quel punto, ai piedi del canalone in cui si è innescata la valanga. Un allarme slavine era stato lanciato dal soccorso alpino già nel 1999.