Avevano il numero di Anis Amri, l’attentatore di Berlino ucciso lo scorso 23 dicembre in un conflitto a fuoco con la polizia italiana a Sesto San Giovanni, i tre ragazzi di Chieti sentiti dagli inquirenti nell’ambito delle indagini relative al fatto di cronaca che ha messo fine alla fuga del terrorista che, lanciandosi con un camion contro la folla del Mercatino di Natale, aveva ucciso 12 persone e ferite altre 56.
La polizia, come racconta Gianni Santucci in un articolo del Corriere.it, analizzando il cellulare dell’attentatore ha individuato i numeri dei tre giovani di Chieti, che hanno raccontato agli investigatori di essersi riforniti di hashish proprio da quello che sarebbe diventato l’attentatore di Berlino, nell’autunno del 2016, quando si trovavano a Berlino per un festa di laurea: “Era gentile e parlava bene dell’Italia” avrebbero riferito agli inquirenti i tre ragazzi. “I verbali degli universitari in vacanza a Berlino – scrive il Corriere.it – sono allegati alle indagini della Digos e del dipartimento antiterrorismo della Procura di Milano, coordinato da Alberto Nobili. I numeri dei ragazzi italiani erano nel cellulare perso da Amri dopo l’attentato: a partire dalla rubrica, i poliziotti hanno fatto decine di accertamenti per verificare i contatti del terrorista in Italia. Il fatto che Amri fosse un pusher di strada è oggi un elemento chiave: permette di capire perché gli investigatori tedeschi, due mesi prima dell’attacco, decisero di ‘abbandonare’ il tunisino dopo averlo controllato per mesi”.