“Non sarà che gli strampalati siamo noi e non loro?”. Lo chiede Antonio Borromeo, presidente dell’associazione Papi Gump per la bigenitorialità, scrivendo a Zonalocale.it una lettera aperta i cui parla del dibattito di questi giorni sull’aborto e sui medici obiettori di coscienza.
“Diritto di aborto.
In italia pare che il 70% dei medici sia obiettore.
La donna ha il diritto di abortire.
L’aborto è un diritto.
C’è un problema, e credo nasca dalla sintassi.
Quando si usa il temine abortire, se si parla di donne gravide, pare che la cosa si esaurisca tra la donna ed il medico.
Si dice: “il diritto di abortire”.
Ma gli attori in gioco non sono due, medico e assistita, bensì tre, il medico l’assistita, ed il feto.
Quando si parla di aborto, sarebbe bene secondo me non sottintendere l’oggetto dell’aborto, (anche se “oggetto” in questo caso non è il termine più azzeccato), ma completare la frase, dicendo per esempio “diritto di abortire il feto”.
Perchè ricordiamoci che per ogni donna che esercita il diritto di abortire un feto, c’è un feto che non può esercitare il diritto di non essere ucciso dalla madre e dallo stato.Senza questa attenzione sintattica, il fatto in esame diventa un pò evanescente, pare che l’aborto sia una cosa che riguarda prevalentemente chi lo compie, diversamente cmpletando la frase si avrebbe un quadro, anche in proiezione visiva, più completo che rende alla parte in causa più esposta (il feto) la giusta attenzione.
Non sono un antiabortista totale, e questo non essere integralista mi da anche fastidio.
C’è differenza tra abortire un bambino sano ed un bambino che non ha nessuna prospettiva di vita?
Un bambino perfettamente sano che non nasce è un fatto più grave, rispetto ad un bambino che non nasce ma che magari aveva una agenesia lobare del cervello ed altre catastrofi, per cui la sua vita extrauterina sarebbe comunque brevissima, dolorosa per i genitori, priva di senso, se così si può dire?
Io credo di si, ma anche questa domanda non è così scontata.
Magari sente il calore, magari sente l’odore, magari ha degli scambi chimici ed ormonali con la madre.
Però io sono per la possibilità di abortire il feto in questi casi.
Ma quando il bambino è sano?
Ora siamo combinati che lo status di essere vivente arriva in un momento “x” della gestazione, un giorno prima non sei nulla, il giorno dopo sei un essere umano che ha dei diritti.
Ovviamente in natura non ci sono dei confini così netti, servono a noi per fare questa cosa in un modo sopportabile e non odioso, forse in un modo ipocrita.
Perchè nessuno avrebbe il coraggio e la faccia tosta di uccidere un bambino appena nato.
Nemmeno di ucciderlo poco prima del parto.
Nemmeno all’ottavo mese.
Nemmeno al settimo, al sesto, o al quinto.
Al terzo si.
Torniamo indietro, Ci sono una marea di medici obiettori, saranno mica tutti di CL?
Non credo.
Come mai sono percentualmente così tanti?
Il medico è una categoria trasversale, anzi ci si aspetterebbe che trattando una disciplina scientifica, non sia tra questi che ci si aspetti una gran concentrazione di ferventi “cattobigotti”.
E allora come mai?
Non sarà mica che il punto fondamentale non sia Dio, ma la nostra innata moralità?
(ricordiamoci che moralità ed immoralità non nascono dalla chiesa o dalla cultura, anzi forse è il contrario).
Forse queste persone prima che medici, prima che ciellini tali o presunti, prima che fascisti, prima che ottusi, prima che odiatori di diritti, sono persone, appunto, che vedono ed agiscono questo fenomeno da protagonisti, e in coscienza semplicemente non se la sentono.
No dico, ma sarà lecito che un uomo abbia una certa ritrosia ad uccidere un bambino sano?
Glielo vogliamo concedere”.
Borromeo invita a “comprendere il punto di vista dei medici che hanno difficoltà ad uccidere un essere vivente della nostra stessa specie”. E conclude: “Dico, non sarà che quelli strampalati siamo noi e non loro?”.