Quartier generale a Francavilla e nessuna denuncia. Sono tra i dettagli emersi nella conferenza stampa tenuta ieri a Chieti dal comandante provinciale dei carabinieri Luciano Calabrò e dal maggiore Erminio Sacco. È proprio una di queste circostanze la più inquietante. I militari durante i due anni delle indagini non sono stati agevolati da nessuna denuncia da chi è entrato nel mirino della cosca con a capo, secondo la Dda, Simone Cuppari, 36 anni, di origini calabresi.
In carcere sono finiti oltre a Cuppari (residente a Francavilla), Francesco Varacalli, Giuseppe Varacalli, Felice Arrigoni, Tonino Ballone, Giuseppe Cuomo, Costantino Mislano, Enea Nelo e Angelo Traina. In 9 sono finiti ai domiciliari e altri 8 sono indagati in stato di libertà. 4 sono tuttora ricercati. Per diverse persone coinvolte è scattata l’interdizione a esercitare attività imprenditoriali o rivestire cariche societarie.
Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia dell’Aquila, l’organizzazione aveva messo in piedi un efficace canale di approvvigionamento di stupefacenti (cocaina in primis) che si avvaleva degli affiliati in Lombardia [LEGGI].
ESTORSIONI E VILLAGGI TURISTICI – La merce era destinata alle piazze di spiaccio della costa tra Chieti e Pescara. I proventi, invece, usati per l’acquisizione di bar e centri di scommesse e per prestiti ai commercianti che sfociavano in usura. A quest’ultimo aspetto sono da collegare incendi di auto e locali commerciali: metodi estorsivi per costringere i negozianti a pagare cifre che nel frattempo erano notevolmente lievitate. I militari hanno citato come esempio il caso di una vittima che da 20mila euro si è ritrovato a doverne pagare oltre 220mila. Le grandi somme provenienti da questo tipo di attività venivano poi reinvestite in Calabria nel commercio di auto o per la realizzazione di villaggi turistici
Per uno di questi in Calabria, i carabinieri hanno sequestrato alcune quote societarie: ha un valore di 10 milioni di euro, dei quali 6 sarebbero frutto delle attività illecite in Abruzzo. Sono state sequestrati a scopo preventivo anche quattro società tra le province di Chieti, Pescara e Reggio Calabria che gestivano bar e centri scommesse del tipo Eurobet, 8 veicoli frutto delle estorsioni e intestati a prestanome e 10 kg di marijuana.
IL PRIMATO – Per la terza volta in Abruzzo si parla di associazione di tipo mafioso. La prima volta fu nel febbraio 2014, quando la retata dei carabinieri nel Vastese sgominò il clan di stampo camorrista di Cozzolino operante tra Vasto, San Salvo e Gissi. Il nome dell’operazione destinato a diventare indelebile nell’immaginario collettivo (insieme a quello del capoclan) come esempio massimo delle infiltrazioni nel territorio è Adriatico [LEGGI] (84 gli indagati).
In virtù dello smantellamento di questo clan, ne entrò un altro con base tra Vasto, San Salvo e Termoli. L’operazione che lo stanò risale al settembre 2016 con il nome di Isola Felice [LEGGI]. 149 indagati in 6 regioni. Per la prima volta si parla di ‘ndrangheta in regione: il gruppo criminale che secondo la Dda faceva capo a Ferrazzo aveva ramificazioni in Calabria.
E di ‘ndragheta si è tornato a parlare ieri con l’operazione Design. Questa volta il primato è ancora più inquietante: la Dda ha detto chiaramente che l’associazione di Coppari è da considerarsi come esempio di nascita e radicamento avvenuti in loco (tra le province di Chieti e Pescara).