Salone d’onore dell’ex Casa di Conversazione a Lanciano gremito di persone per la presentazione del libro ‘Digitale e potere collettivo: da Marco Biagi a Industry 4.0’, scritto da Raffaele Bonanni, ex segretario nazionale della Cisl, e Giuseppe Sabella con prefazione del giornalista Vittorio Feltri ed edito dalla Cantagalli di Siena. L’evento è stato organizzato dall’Associazione culturale Nuova Lanciano, ed ha visto anche la partecipazione del sindaco di Lanciano Mario Pupillo, dell’assessore alla Cultura Marusca Miscia e dell’ex sindaco Filippo Paolini.
Ad introdurre l’evento Paolo Bomba, presidente dell’associazione culturale Nuova Lanciano e consigliere comunale: “La ricchezza si ridistribuisce laddove è prodotta. Credo che questa frase possa racchiudere il significato del libro e ricordo anche che Raffaele Bonanni è sempre stato uno dei sindacalisti che ha fatto del dialogo e confronto uno dei punti di forza. Sono felice che è qui a presentare il suo libro”. Alla presentazione era presente anche Carmine Porello, consigliere economico del ministro dell’Economia e Finanze Pier Carlo Padoan. Un giovane lancianese che ha fatto strada: “Ho maturato esperienze lavorative anche in Cina e non posso non notare che il nostro paese deve tornare ad accumulare ricchezza, ma per farlo devono cambiare alcuni aspetti. Il libro di Raffaele non è solo una sorta di autobiografia ma un’attenta analisi del periodo di crisi attuale, dal 2008 ad oggi, in cui si parla anche del cambiamento del ruolo dei sindacati nel mondo del lavoro”.
“Il problema dell’Italia è che è meno competitiva di altri paesi, i nostri prodotti non sono così diffusi come, per fare un esempio, quelli francesi. I nostri prodotti – analizza Bonanni – risultano essere obsoleti e più costosi. Sono stato in Cina anche io, sappiamo che la seta cinese è proverbiale, quindi decisi di acquistare un foulard di seta cinese. Non era di qualità eccelsa, soprattutto se rapportato ad uno stesso foulard con la targhetta ‘made in Italy’ che ho visto subito dopo. Quello italiano era di elevata qualità, quello cinese era inferiore però quest’ultimo costava dieci volte di meno. Lo stesso discorso, e qui faccio riferimento alla mia esperienza di sindacalista, si può fare in Abruzzo: non credo di sbagliarmi, ma in una nota azienda di veicoli il tasso di assenteismo era al 15% e questo si traduce in un macigno per quanto riguarda il costo del prodotto che pure è di qualità eccelsa. Ora, dobbiamo notare un altro aspetto: lo stesso veicolo viene prodotto anche in Messico dove la percentuale di assenteismo è molto minore ed i costi sono molto più bassi. Dubito che la qualità costruttiva è la stessa, ma cosa succede se anche quest’ultimo aspetto viene colmato? Succede che lo stabilimento italiano soccombe in favore di quello estero”.
Bonanni prosegue nella sua analisi, presente anche nel libro: “Questo, al momento, non è un problema ma potrebbe diventarlo e non riguarda solo alcuni imprenditori o lavoratori ma tutti noi, perché se le aziende chiudono ne risente fortemente anche tutta l’economia nazionale. Il nostro paese non è secondo a nessuno così come i nostri lavoratori, quello che manca è lo spirito dei decenni che vanno dagli anni 50 fino agli anni 70, che tutti noi conosciamo come anni del boom economico italiano. Dobbiamo tornare ad essere consapevoli del nostro valore, che noi possiamo essere i migliori in tutto ciò che produciamo. La globalizzazione non è una parolaccia ma un opportunità che non siamo riusciti a cogliere e lo stesso stiamo facendo con la digitalizzazione dove siamo ancora parecchio indietro a differenza degli altri paesi”. “Aggiungo – riprende Carmine Porello – che qui in Italia c’è stato anche lo ‘shock’ dovuto all’introduzione della moneta unica, ovvero l’euro. Il paese non ha preso bene la perdita della sovranità politica monetaria, che adesso viene stabilita dall’Unione Europea. E’ un errore mettersi in disputa con la finanza, perché quest’ultima, se regolata, può portare al benessere di tutti. In questo si dovrebbe riorganizzare la classe politica, una aspetto diventato indispensabile in modo da sanare gli squilibri che ci sono e di cui i cittadini stanno pagando le conseguenze. Ad oggi abbiamo una parte del mondo che consuma ed un’altra che risparmia, con un eccessiva propensione a quest’ultima nella maggior parte del mondo”. “Bisogna sempre – conclude Bonanni – riportare quelle che sono le responsabilità politiche. Sembra, infine, che non ci sia un vero potere politico”.
Infine si arriva ai giorni attuali dove il digitale è il padrone incontrastato: “Il digitale è l’economia globale”. Il termine Industria 4.0 (o Industry 4.0) indica una tendenza dell’automazione industriale che integra alcune nuove tecnologie produttive per migliorare le condizioni di lavoro e aumentare la produttività e la qualità produttiva degli impianti.