L’annuncio ufficiale è arrivato soltanto durante le messe dell’ultimo fine settimana, definitivo dai toni: via libera dalla Diocesi all’abbattimento della chiesa di San Nicola vescovo e costruzione di un nuovo edificio. Succede a San Salvo dove ora tra i fedeli serpeggia il malcontento per una decisione che fino a qualche giorno fa sembrava solo un pettegolezzo.
La struttura che non ha neanche 40 anni (fu inaugurata il 22 luglio 1979) mostra i segni del tempo, così il parroco don Michele Carlucci ha chiesto l’intervento di un tecnico per verificarne lo stato. La relazione avrebbe mostrato una situazione talmente grave da rendere più economico l’abbattimento e la successiva ricostruzione (circa 800mila euro) al posto di una ristrutturazione.
La vicenda è iniziata due anni fa e si è avviata alla conclusione la scorsa settimana quando il Collegio dei Consultori della Diocesi di Chieti-Vasto davanti ai numeri forniti dal parroco ha dato l’ok all’operazione avviando le procedure per la ricerca dei fondi necessari (la Cei dovrebbe coprire l’intero costo).
I FEDELI NON CI STANNO – Se negli uffici della diocesi la decisione sembra già presa, a San Salvo buona parte della comunità dei fedeli è in fermento. La prima contestazione è come si è arrivati a questo punto, senza alcun dialogo. Parrocchiani e associazioni non sono stati coinvolti; la prova sta proprio nell’incredulità di chi sabato e domenica ha ascoltato l’annuncio.
Fino ad allora, intorno all’eventuale abbattimento, circolavano solo voci e indiscrezioni. “Non è stato ascoltato o coinvolto nessun organismo parrocchiale se non il Consiglio degli Affari Economici Parrocchiale – spiega in un comunicato stampa il consiglio parrocchiale di Azione cattolica – che pure aveva espresso parere negativo (due membri su tre)”.
Il mancato coinvolgimento per un’operazione così importante alimenta quindi tanti dubbi sull’effettiva necessità di una soluzione drastica. “Appare poco serio – continua la nota stampa – per lavori di questa portata, aver ascoltato la voce di un unico tecnico che non è riuscito a dare altra soluzione. Non appare inoltre credibile che il costo della ristrutturazione della chiesa attuale, costruita meno di quarant’anni fa, possa risultare superiore ad un abbattimento con successiva edificazione”.
Il timore è poi per il blocco alle attività: “Non sono stati indicati tempi di realizzazione che andrebbero ad influire negativamente sulle attività della parrocchia, già duramente provata nella pastorale ordinaria”.
Non ultimo, infine, l’interrogativo sul destino delle opere presenti nella chiesa, tra le quali una delle primissime vetrate realizzate in onore di Giovanni Paolo II dall’artista Augusto Ranocchi, autore anche delle vetrate dell’aula Nervi in Vaticano.
DECISIONE IRREVOCABILE? – La chiesa attuale, dalla quale è partito l’attuale vescovo dei Marsi mons. Piero Santoro, costruita con il contributo della comunità dei fedeli è un punto di riferimento per l’intero quartiere. Oggi la decisione è stata presa di fronte alla freddezza dei numeri che mostrebbero la convenienza nell’abbattimento; pare infatti che questa operazione venga finanziata dalla Cei al contrario di una eventuale ristrutturazione.
I fedeli non temono questo aspetto. La comunità ha sempre fatto fronte alle spese con il contributo di tutti, un esempio è la realizzazione del salone parrocchiale.
L’ultimo tentativo è quindi l’appello a mons. Bruno Forte e allo stesso Collegio dei Consultori: “il Consiglio senza negare il bisogno di effettuare lavori di consolidamento e impermeabilizzazione sulla struttura esistente, chiede al parroco, don Michele Carlucci, al Vescovo al quale è stata girata la pratica, Mons. Bruno Forte, e all’intero Collegio dei Consultori della Diocesi di Chieti – Vasto un veloce ripensamento volto a valutare meglio la situazione dell’edificio nell’intento di salvaguardare l’unità di una comunità parrocchiale, la sua sicurezza, e l’inutile sperpero di denaro che farebbe comodo ad altre situazioni ben più urgenti”.
Con il via libera della diocesi la strada sembrerebbe tracciata, ma le prese di posizione di fedeli, associazioni e comitati [LEGGI] in queste ore fa pensare che sulla storia della chiesa non sia stata ancora scritta la parola “fine”.