Lunedì 23 gennaio, ore 8 – Con i mezzi meccanici si scavano trincee laterali che consentano di aprire altri varchi. Dentro l’hotel, i vigili del fuoco si fanno strada progressivamente. In alcuni casi, è necessario sfondare dei muri per accedere alle stanze.
Ore 18.08 – Individuata la sesta vittima: è un uomo.
Richiesta d’aiuto – Il 18 gennaio scorso, dopo il succedersi di scosse sismiche e di intense nevicate, alle 7 del mattino l’amministratore unico dell’hotel Rigopiano, Bruno Di Tommaso, ha mandato una mail al Prefetto di Pescara, al presidente della Provincia, alla polizia provinciale e al sindaco di Farindola, segnalando che “a causa degli ultimi eventi la situazione è diventata preoccupante. In contrada Rigopiano ci sono circa 2 metri di neve e nella nostra struttura al momento 12 camere occupate (oltre al personale). Il gasolio per alimentare il gruppo elettrogeno dovrebbe bastare fino a domani, data in cui ci auguriamo che il fornitore possa effettuare la consegna. I telefoni invece sono fuori servizio. I clienti sono terrorizzati dalle scosse sismiche e hanno deciso di restare all’aperto. Abbiamo cercato di fare il possibile per tranquillizzarli ma, non potendo ripartire a causa delle strade bloccate, sono disposti a trascorrere la notte in macchina. Con le pale e il nostro mezzo siamo riusciti a pulire il viale d’accesso, dal cancello fino alla Ss42. Consapevoli delle difficoltà generali, chiediamo di predisporre un intervento al riguardo. Certi della vostra comprensione, restiamo in attesa di un cenno di riscontro”.
Jessica e Marco – “Si continua a scavare finchè non li troviamo tutti”, assicura Emanuele Cherubini, dirigente medico del 118.
“Ci sono ancora speranze”. E’ la frase ripetuta, in queste ore, da tutti i soccorritori che, fino ad ora, sono riusciti a ispezionale metà dell’Hotel Rigopiano di Farindola. Ieri al lavoro erano in 150: 90 del soccorso alpino, 40 vigili del fuoco e 10 finanzieri. Impegnati, senza sosta, a scavare neve e ghiaccio per aprire varchi nell’albergo travolto mercoledì pomeriggio dalla valanga che l’ha semidistrutto.
Il bilancio parziale dice che un primo miracolo l’hanno fatto: 11 persone sono vive. Sono i 2 uomini che si erano messi in salvo riparandosi in macchina perché si trovavano all’esterno dell’albergo quando la valanga l’ha sommerso e i 9 estratti negli ultimi due giorni. “Tranne che per il paziente operato per una frattura al braccio destro, per gli altri 8 lunedì valutiamo le dimissioni”, ha detto Rossano Di Luzio, direttore dell’ospedale di Pescara. Ieri, purtroppo, è cresciuto anche il numero dei morti: 5 in tutto, tra cui entrambi i genitori del piccolo Edoardo, uno dei 4 bambini presenti nel resort, tutti sani e salvi.
Il conto dei dispersi sale a 24: c’era anche un altro lavoratore inizialmente non incluso nei calcoli. Quando 120mila tonnellate di neve sono precipitate a una velocità, calcolata dal servizio Meteomont dei carabinieri forestali, tra i 50 e i 100 chilometri orari, nell’albergo c’erano, dunque, 40 persone.
A Vasto, tutti chiedono notizie su Jessica Tinari e il suo ragazzo, Marco Tanda, 24 e 25 anni. Per loro, non era la prima volta all’Hotel Rigopiano. Di loro non si hanno notizie da mercoledì 18 gennaio quando, alle 11.19, ha pubblicato sul suo profilo Facebook un breve post: “Nuova scossa”, aggiungendo di essere “pensierosa”.
Lo stesso profilo Facebook su cui tante persone, dal 19 gennaio, tanti amici e conoscenti le stanno scrivendo, sperando che possa leggere presto quelle frasi, dai tanti “non mollare” ad un dolcissimo “hai combatutto per i tuoi ideali sempre, adesso combatti per te stessa”. Mamma Gina e papà Mario sperano di poterla riabbracciare presto.
I familiari di Jessica sono all’ospedale Santo Spirito di Pescara. Inizialmente, nelle ore immediatamente successive alla slavina, i parenti delle persone disperse erano stati fatti convergere nel palasport di Penne, punto di riferimento dei soccorritori. Poi sono stati invitati a spostarsi all’ospedale di Pescara, dove i familiari delle persone coinvolte, però, non vengono tenuti costantemente informati sugli sviluppi delle ricerche. Per questo, alcuni di loro venerdì hanno protestato.
Le ricerche proseguono: “E’ un lavoro che possiamo definire chirurgico e che segue un piano ben preciso che, comunque, viene rimodulato in base alle esigenze”, ha spiegato Titti Postiglione, responsabile delle emergenze della protezione civile. E’ una lotta contro il tempo, ma bisogna usare la massima cautela, perché le temperature si sono leggermente alzate, è piovuto nelle scorse ore e il pericolo di ulteriori slavine è classificato di livello 4 in una scala in cui il rischio massimo è 5.
Ma ieri sera i soccorritori dicevano di voler compiere al più presto un “tentativo nella parte più interna della struttura, che potrebbe aver protetto alcune persone”.
“Scavando, spesso riscontriamo la fuoriuscita di vapore e aria. Se ci sono persone in ambienti non invasi dalla neve, è ancora possibile che si siano salvate”, ha raccontato Alessandro Massa del soccorso alpino di Ivrea, per tre giorni al lavoro sul luogo della valanga. Per questo, si spera ancora.