E’ scontro tra parte civile e difesa nell’ambito della vicenda legale scaturita dalla morte di Roberta Smargiassi, la 34enne vastese che ha perso la vita in un incidente stradale avvenuto il primo luglio scorso a Vasto, all’incrocio tra corso Mazzini e via Giulio Cesare. L’impatto è avvenuto tra l’auto guidata da un 21enne di Vasto, indagato dalla Procura, e il motorino della giovane.
La difesa – Il botta e risposta inizia da un comunicato della difesa: “Lo stesso indagato, un giovane di appena 20 anni all’epoca dei fatti, nonché i suoi familiari, sono rimasti profondamente segnati e provati da quanto avvenuto”, “il mio assistito non è affatto un pirata della strada”, afferma l’avvocato Pompeo Del Re. “Il sinistro – scrive il legale riferendosi all’indagato e ai suoi familiari – anche per loro costituisce un evento drammatico e con profondi risvolti emotivi. L’indagato, persona sensibile e da sempre attiva nel volontariato ed in attività di protezione civile, non dimenticherà mai i momenti tragici dell’incidente”.
“Subito dopo il sinistro – precisa l’avvocato difensore – il mio patrocinato, pur essendo anch’egli ferito e gravemente scosso, non ha omesso
soccorso, ma ha immediatamente allertato tutte le autorità competenti e chiesto l’intervento di personale medico-sanitario. Gli esami medici ed ospedalieri hanno accertato che il medesimo non guidava in stato di ebrezza, né con coscienza alterata dall’uso di sostanze stupefacenti: gli stessi esami dimostrano che di tali sostanze il mio assistito non ha mai fatto uso”.
Poi la difesa scrive quella che è la sua versione: “Dalle registrazioni della scatola nera montata sul veicolo condotto dall’indagato, risulta certo che quest’ultimo teneva una velocità pienamente rispettosa dei limiti imposti. Le stesse registrazioni della scatola nera montata sul veicolo condotto dall’indagato risulta che il punto d’urto indicato quale presunto
dai carabinieri intervenuti non è esatto (e ciò trova conferma anche nella relazione del perito del pm).
La visione dei filmati acquisiti nel corso delle indagini consente di verificare che il mio assistito si trovava a percorrere corsia favorita da luce semaforica verde e, giunto all’intersezione con via Giulio Cesare, era costretto ad effettuare manovra di emergenza di sterzata a sinistra, al fine di evitare l’impatto con il motoveicolo.
La visione dei filmati consente altresì di verificare che, in effetti, il motoveicolo effettuava manovra che lo portava a intersecare e frapporsi sulla regolare traiettoria del veicolo condotto dal mio cliente e ciò accadeva anche per la particolare e pericolosa conformazione dell’incrocio, costituito da strade sfalsate e per di più poco illuminate (a causa dei rami degli alberi che, specie su Corso Mazzini, nella bella stagione, coprono lampioni e lanterne semaforiche).
Anche di ciò vi sono riscontri oggettivi costituiti dalla posizione della vettura rilevata dal gps e dalle foto in atti e dall’indice di sinistrosità dell’intersezione, tra i più alti in città. Le riprese video evidenziano, altresì, che alla motociclista il casco, peraltro non integrale, si è sfilato immediatamente”.
La tesi della difesa è che “la dinamica del sinistro evidenzi una serie di fatalità non imputabili all’indagato”.
La replica della parte civile – I familiari di Roberta Smargiassi replicano attraverso un comunicato stampa dell’avvocato Giovanni Cerella: “Il capo d’imputazione a carico dell’uomo è omicidio stradale aggravato dalla violazione delle norme sulla circolazione stradale relative all’eccessiva velocità e al mancato rispetto del segnale con luci rosse dell’impianto semaforico.
Il consulente nominato dal sostituto procuratore, dottoressa De Lucia, ha ricostruito minuziosamente la dinamica del sinistro mortale ed ha così concluso: ‘Le responsabilità dell’accaduto sono chiaramente ed unicamente riconducibili” all’indagato.
“E’ stato infatti rilevato dal consulente tecnico (che si è avvalso sia dei dati della scatola nera montata sul veicolo condotto dall’indagato, sia della ricostruzione della dinamica) che il conducente teneva una velocità non adeguata e al di sopra dei limiti consentiti per il tratto di strada percorso e, soprattutto, per l’orario notturno (pagina 41 dell’elaborato peritale).
Inoltre, contrariamente a quanto dichiarato dal difensore”, il conducente dell’automobile “non rispettava il segnale orizzontale di svolta a destra ma proseguiva dritto, ignorando l’impianto semaforico che era con lanterna rossa e imponeva, quindi, l’obbligo di arresto (pagina 41 dell’elaborato peritale).
Non corrisponde al vero quanto affermato dal difensore dell’indagato circa il fatto che la vittima non indossasse il casco protettivo.
Lo stesso consulente della Procura è giunto a conclusione diametralmente opposta, affermando che la Smargiassi indossava regolarmente il casco allacciato e pienamente funzionante (pagina 12 dell’elaborato peritale). Difatti lo stesso veniva rinvenuto dopo l’impatto a terra ancora allacciato.
A conferma di ciò giova precisare che nessuna contestazione è stata mossa nei confronti della povera Roberta.
Dal video sottoposto all’attenzione del consulente, che ritrae esattamente la dinamica del sinistro, è chiaramente individuabile il punto d’urto nella corsia che nel momento dell’impatto era adibita al transito del motociclo (pagina 18 dell’elaborato peritale) con l’autovettura” del 21enne “che aveva semaforo rosso per procedere dritto e indicazione semaforica distante circa 20 metri dalla zona d’urto e quindi a lui ben visibile. Lo stesso indagato ha nel verbale di contestazione alle innumerevoli violazioni al codice della strada dichiarato: ‘Svoltavo a destra all’incrocio, ho ripensato e ho deciso di proseguire dritto verso contrada Incoronata’ (pagina 45 del fascicolo della Procura). Ciò a dimostrazione del fatto che era sua intenzione andare dritto e non, come falsamente rappresentato, svoltare a destra e inoltre che l’auto era in piena accelerazione al momento dell’urto”.
Secondo l’avvocato Cerella, “nessuna rilevanza, nel caso di specie, può essere attribuita alla presenza di vegetazione sul luogo del sinistro, in quanto la visibilità in quel punto per gli utenti della strada risulta eccellente.
La famiglia Smargiassi, infine, tiene a precisare che fino ad ora nessun componente della famiglia” del 21enne, “compreso l’indagato, si è mai messo in contatto con loro per esprimere cordoglio per quanto accaduto. Stupisce non poco il rilascio di dichiarazioni che, oltre a non corrispondere al vero, si rivelano offensive e dolorose per i familiari della vittima, soprattutto in un periodo come quello natalizio in cui il dolore per la perdita della giovane congiunta si fa ancora più forte. Questo inutile tentativo di riabilitare la persona dell’indagato dinanzi all’opinione pubblica si scontra con le dirimenti risultanze investigative, che descrivono una realtà dei fatti completamente diversa e che troveranno certa giustizia nelle aule di Tribunale”.