Giorni orsono, nel “Santuario” della parrocchia di San Pietro in Vasto, si è svolto un evento religioso: l’esposizione e la benedizione di una rara riproduzione della Sacra Sindone, reliquia donata alla Chiesa di Sant’Antonio ed alla Città del Vasto dai Cavalieri dell’Ordine della Spada e del Silenzio della città di Chiauci.
Nei giorni precedenti, era stata data pubblica rilevanza all’avvenimento, con l’intento di coinvolgere parrocchiani, fedeli, cittadini, congregazioni, sacerdoti ed autorità civili e religiose. Nonostante tali sforzi, queste ultime erano assenti (tranne l’ex Sindaco Prospero); il “vulnus” non è certo passato inosservato, così suscitando la vicenda più interpretazioni.
Perché mai snobbare o comunque trattare con freddezza ed indifferenza un evento sentito ed avvertito quale momento di unione tra fedeli? Non certo per una mondana gelosia e neanche per motivi escatologici.
Il luogo per conservare la copia della sacra reliquia appare, oltretutto, quanto mai indicato. La Chiesa di Sant’Antonio, Santuario della Parrocchia di San Pietro, infatti, risale al 1200 e la storia narra che l’iniziativa della sua edificazione fu di San Francesco d’Assisi, di passaggio per Vasto ed in viaggio verso il Santuario di San Michele Arcangelo del Gargano. La Chiesa conserva sculture, stucchi barocchi e bassorilievi di episodi biblici.
Già molto prima del Concilio Vaticano II (1962/1965), il Santuario era meta di pellegrinaggio dei fedeli che vi si recavano per “rendere grazie ed ottenere speciale indulgenza” (cfr. risposta “Congregazione per gli Studi” dell’8 febbraio del ‘56). Infatti, è del 12 dicembre 1777 l’indulgenza plenaria che Papa Pio VI concesse nella Chiesa di San Pietro. Nel 1959, a seguito del crollo, avvenne il suo trasferimento in toto nell’attigua Chiesa di Sant’Antonio, Parrocchia San Pietro.
Tornando alle defezioni di cui sopra, vien certo da chiedersi il perché. E’ comprensibile l’assenza di singole autorità ma se di tutte, proprio tutte, appare ovvio porsi la domanda e doveroso porgere risposta. Cosa ha mai spinto i rappresentanti istituzionali della città al “comportamento collettivo”, motivi religiosi o prosaici? Impeto di… protestantesimo quale rifiuto delle icone o, al contrario, atto di obbediente sottomissione? Dimostrazione di assoluta laicità o dipendenza funzionale alle cariche ecclesiastiche? Eppure, almeno inizialmente e considerando il rilievo dato nell’informare la città, nulla avrebbe fatto sospettare un imbarazzo tra “verità di fede e verità di ragione” (avrebbe detto Alberto Magno, nel 1200).
Un altro po’ di storia. Era il settembre del 1870 quando lo Stato Pontificio ebbe termine: l’esercito italiano conquistò Roma e lo Stato della Chiesa fu annesso allo Regno d’Italia. L’anno dopo, con la Legge delle Guarentigie, furono regolati i rapporti tra Stato italiano e Santa Sede. Successivamente, con i Patti Lateranensi del 1929, fu istituito lo Stato del Vaticano. Perché accadde tutto questo? Tra le altre cose, per regolare il potere temporale.
Oggi, tale potere verrebbe definito “potere politico”, proprio del governo degli uomini. Potere diverso è quello “spirituale”, proprio del governo delle anime, esso riguarda lo Spirito e non deborda in campo civile.
Questione di altri tempi, storie superate e risolte da guerre, leggi e compromessi. Allora perché nella Città del Vasto, l’antica Histonium, oggi “caput alterius mundi”, le rappresentanze del potere politico non accolgono, anche solo per misericordia, l’invito di chi, in occasione di un momento di fede, apre alla città le porte di un Santuario?