“Si era detto di voler creare un gruppo attivo di persone che si sono messe in gioco nella campagna elettorale al fine di dare un contributo di idee. Ma questo, fino ad ora, non c’è stato”. Vasto deve essere “una città più vicina alle persone della mia fascia d’età” e deve creare “un sistema del turismo culturale”.
Debora D’Annunzio ha 24 anni e la scorsa primavera si è candidata nel centrosinistra alle elezioni comunali di Vasto. Laureata in lettere moderne, lavora part-time “in un doposcuola con bambini e con ragazzi affetti da Dsa, disturbi specifici dell’apprendimento. Inoltre, frequento un corso di inglese per conseguire la certificazione C1 Cambridge. Mi piace il rapporto coi bambini. Sono vivaci e molto attenti a quello che fai. Ma avevo già fatto la baby-sitter e non è stato difficile intraprendere questo lavoro. I bimbi notano tutto ciò che fai e anche a ciò che indossi. Quando ripetono la lezione usano le tue stesse parole, quindi devi stare molto attenta a ciò che dici. Però è bello. Ti fa sentire importante. E non c’è il contestare degli adolescenti. Per questo amo questo tipo d’insegnamento, non quello delle medie e delle superiori dove, tra l’altro, i programmi sono troppo vasti e non si riesce mai a concluderli”.
Perché qualche mese fa hai deciso di candidarti alla carica di consigliere comunale?
Alle elezioni comunali della scorsa primavera ho deciso di candidarmi perché conosco Francesco Menna da anni, abitiamo nello stesso quartiere. Mi è stato chiesto di appoggiarlo e ho accettato di sostenerlo. Nella campagna elettorale ho visto cose belle, come l’entusiasmo e la voglia di fare, e cose brutte: la sfiducia di tante persone, che mi hanno alzato un muro davanti quando ho spiegato loro cosa stessi facendo e chiesto una mano. Da qualcuno mi sono sentita tradita, anche se non avevo particolari aspettative. Dopo le elezioni mi aspettavo un seguito, che non c’è stato: si era detto di creare un gruppo attivo, composto da persone che si sono messe in gioco in campagna elettorale e che avrebbero avuto la possibilità di dare il proprio contributo di idee. Si era detto di voler fare incontri periodici. Cose, fino ad ora, non realizzate. Da parte mia, non avevo aspettative concrete: mai fatto attività politica, mai iscritta ad un partito, non avevo una famiglia numerosa come iniziale serbatoio di voti. E non ho chiesto nulla. Ho fatto un’esperienza. Ma mi aspettavo un coinvolgimento successivo di coloro che si sono impegnati.
E allora come giudichi questi primi sei mesi della nuova amministrazione?
Sorride: “Avevo detto di non voler parlare di politica”. Poi risponde: “Si poteva fare di più, ma capisco che non è facile, viste le difficoltà pratiche”.
Quali sono le priorità su cui l’amministrazione dovrebbe lavorare?
Serve una città da rendere più vicina alle persone della mia fascia d’età, fermo restando che a un sindaco non si può chiedere di creare posti di lavoro. Si possono, però, creare punti d’incontro, e bisogna lavorare sugli eventi. Ad esempio, nel 2016 è mancato il Vasto film festival, un appuntamento da recuperare e migliorare, anche senza ospiti famosi, ma al fine di avvicinare i giovani al mondo del cinema attraverso appuntamenti con insegnanti, registi emergenti, seminari formativi per la città. E poi le Notti Rosa e Bianca, che andrebbero cambiate: ora sono notti dell’alcol. E il Toson d’Oro, creando un’atmosfera che consenta alla città di fare un tuffo nel passato attraverso spettacoli e menu a tema, sulla scorta di quanto accade a Lanciano in occasione del Mastrogiurato. Insomma, investire su turismo e cultura. Il settore turistico è deficitario in ciò che si viene a fare a Vasto. Si potrebbe creare un biglietto unico per il sistema del turismo culturale, in cui inserire le terme romane, la passeggiata archeologica, alcune escursioni tra i segreti di Vasto (alcuni posti sono visitabili, ma privi di promozione) e anche il Teatro Rossetti, ora troppo di nicchia.
Se a Vasto il turismo non decolla mai, è solo colpa delle pubbliche amministrazioni?
La responsabilità è anche dei privati, che dovrebbero cooperare. Mancano eventi nelle strutture. E nell’intrattenimento non c’è diversificazione delle serate. Spesso tutto finisce nel localino dove si mangia. Andrebbero studiati pacchetti turistici comprendenti pernottamenti, cene sui trabocchi, degustazioni di brodetto, visite a Palazzo d’Avalos e alle Terme Romane.