Quarantaduemila tasselli di legno;
quarantaduemila piccoli e apparentemente inutili ritagli, intagliati e rifiniti con estrema cura;
quarantaduemila pezzi pronti per essere assemblati in un minuzioso e paziente lavoro di ottanta ore con l’obiettivo di creare una vera e propria opera d’arte.
La bellezza, la preziosità e la cura del dettaglio traspaiono da una delle opere più belle di Giuseppe Stivaletta, per tutti Peppino: un meraviglioso Castello Caldoresco in scala, costruito interamente in legno, ricco di particolari e dettagli scrupolosi, arricchito dall’indiscussa passione e dedizione rivelata dal suo ideatore e creatore. Questa è solo una delle tantissime opere realizzate da Peppino, un muratore in pensione con la passione per il disegno e per l’arte, che ha saputo eccellentemente riprodurre dei modellini di diverse chiese e monumenti vastesi.
Sessantatré gli anni di un uomo nato e cresciuto nella sua amata Vasto;
Sessantatré gli anni di un uomo che è stato un bambino vivace, che amava disegnare e che sognava di iscriversi alla scuola d’arte; ma quelli erano anni in cui avere un padre che non aveva paura di cantare “Bella Ciao” in pubblico e di rivelare il suo schieramento politico, poteva rappresentare un ostacolo insormontabile, una porta spesso chiusa e un sogno tristemente infranto.
Sessantatré gli anni di un uomo che è cresciuto imparando il mestiere del muratore, ma che in cuor suo non ha mai abbandonato il suo sogno rimasto impolverato, forse per troppi anni, in un cassetto della memoria.
Una sfida con se stesso rappresentano le lunghe ore di lavoro notturno che hanno portato alla realizzazione di incredibili manufatti che coniugano originalità e fantasia, al solo fine di valorizzare gli aspetti più peculiari della città abruzzese che l’ha visto nascere e crescere.
Oltre all’incredibile Castello, Peppino si è dilettato nella costruzione dei modelli della chiesa della Madonna dell’Addolorata, della Madonna del Carmine, della Madonna di Pennaluce e della storica chiesa di Sant’Anna; ma anche la Torre di Bassano, Porta Catena e la non a tutti purtroppo nota Fonte Nuova.
Tutte piccole ma grandi opere rigorosamente realizzate durante il momento di quiete apparente, ovvero di notte, quando il silenzio intorno è quasi assordante ma non nella testa di Peppino, dove le idee sono tante e non vedono l’ora di diventare una straordinaria realtà.
Francesca Liberatore
con la collaborazione di Emanuele Fiore