Non appena sentiamo un terremoto, immediatamente cerchiamo tramite gli ormai moderni mezzi di comunicazione: televisione, internet, app d’ogni specie, di venire a conoscenza del dato che più ci interessa: quanto è stato forte il terremoto.
Purtroppo per quanto l’informazione oggi corra veloce, ci sono comunque dei tempi tecnici necessari ed indispensabili per l’individuazione di un dato corretto. A terremoto avvenuto, si producono dei segnali sismici che vengono registrati dalla Rete Sismica Nazionale, a cui si aggiungono anche dati di altre reti sismiche locali proprie di altre istituzioni estere o nazionali. In tempo reale i tecnici della Sala Sismica dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) a Roma (in servizio H24) analizzano i dati per individuare: quando è avvenuto (il tempo origine: data e ora), quanto forte è stato il terremoto (magnitudo locale –ML-), dove è avvenuto (coordinate geografiche) e a che profondità (ipocentro, da cui si ricava l’epicentro, dato al pubblico più familiare che si riferisce alla proiezione dell’ipocentro stesso sulla superficie terrestre).
Tra tutti i dati suddetti l’attenzione mediatica si rivolge immediatamente alla magnitudo, e già qui si crea la prima fase di confusione, infatti la stessa va distinta tra magnitudo Richter/magnitudo locale ML e Magnitudo Momento Mw; ai tempi del terremoto dell’Aquila scrissi un articolo in cui definivo tale differenza, ed il diverso valore scientifico tra le due (su questo magari ripubblicheremo un articolo più approfondito).
Il primo dato che viene fornito è quasi sempre quello dell’USGS, United States Geological Survey, che parla di Mw, un dato praticamente quasi sempre superiore alla Ml a cui si riferisce invece il nostro sistema nazionale. Di conseguenza, quando l’INGV esprime il proprio calcolo (che tra l’altro contiene entrambi i valori per terremoti > 3.5), sembra che per qualche strana congettura, il valore venga declassato, ed immediatamente si urla al complotto… ma nulla di tutto ciò, semplicemente due scale di misurazione diverse.
La fase di elaborazione dei dati non è semplice, è fatta di una grande mole di informazioni, dati e modelli di calcolo che devono nel più breve tempo possibile tirare fuori un valore, e così anche all’interno della stessa scala di misura il primo dato che esce, spesso, è solo preliminare ed è utile a fini di protezione civile, poi a seguire lo stesso può essere riconfermato o può anche variare per effetto di una stima più accurata.
Angelo Marzella
Geologo