“Eravamo terrorizzati, la terra si muoveva sotto di noi”. C’è ancora tanta paura nelle parole di Massimiliano Santovito, studente universitario vastese al primo anno di Chimica a Camerino, ricordando i momenti vissuti due giorni fa. Come tantissimi ragazzi che frequentano l’ateneo camerte, l’altra sera era in casa quando ci sono state le scosse di terremoto. “Posso dire che fortunatamente non abito in centro storico. Insieme ad altri tre studenti siamo in una casa indipendente, sotto di noi c’è l’agriturismo del proprietario dello stabile. L’altra sera, alle 19, ero in balcone a chiacchierare con una mia coinquilina. Stava piovendo tanto, un temporale con tanti tuoni. Improvvisamente abbiamo sentito tutto tremare, in camera ho un grande armadio a quattro ante che ho visto muoversi. Per un istante abbiamo pensato che fosse un tuono più forte degli altri, poi abbiamo realizzato cosa stava accadendo e siamo scappati giù”. La corsa per le scale e poi qualche minuto per riprendersi dallo sgomento.
“Siamo rimasti una mezz’ora fuori, poi abbiamo deciso di risalire. La casa è antisismica, il proprietario l’ha costruita da sè nel miglior modo possibile, aveva resistito senza problemi anche agli altri terremoti, compreso quello del ’97”. E così i ragazzi sono rientrati nell’appartamento. “Ci siamo messi a preparare la cena e stavamo ancora cucinando quando è arrivata la seconda scossa, quella più forte. È andata via la luce mentre scappavamo via, si muoveva tutto mentre scendevamo le scale. Eravamo tutti terrorizzati. Dopo la prima scossa avevo già deciso che avremmo passato la notte nell’auto del mio coinquilino e al mattino dopo sarei ripartito per Vasto. A quel punto, però, ho chiesto a mio padre il sacrificio di venire subito a riprendermi per tornare a casa”. Niente corrente elettrica per diversi minuti e linee telefoniche bloccate. “Non riuscivo a telefonare ma internet sul telefono funzionava, anche se a rilento. Però sono almeno riuscito a contattare mia madre attraverso WhatsApp per dirle che stavo bene”.
Prima di andar via, però, Massimiliano è voluto risalire in casa per portar via almeno le cose più importanti. “Terminate le scosse più forti mi sono fatto coraggio e sono risalito. La scena sembrava quella di un film horror. Anche se lo stabile era integro era finito tutto per terra, quadri, un grande orologio a parete, stoviglie. E poi continuavo a sentire la casa muoversi. Ho preso il pc, la reflex, una coperta e qualcosa da mangiare e sono fuggito via”. Con i suoi conquilini Massimiliano ha passato la notte nel campus universitario, zona ritenuta sicura. Poi, quando suo padre è arrivato, ha fatto ritorno a casa. Ora per Massimiliano, che aveva iniziato la sua esperienza universitaria da appena due mesi, arriva il momento di scegliere cosa fare. “A caldo ti dico che vorrei non tornare a Camerino, c’è troppa paura dopo quello che è successo. Però so anche che alla fine tornerò. Lì ho una seconda famiglia, fatta di amici e compagni di corso e so che ci ritroveremo tutti lì. Forse non torneremo subito, ho sentito il rettore dire che il campus è sicuro. Ma lì c’è posto per un migliaio di studenti. Tutti gli altri che faranno? Chi aveva casa in centro dove andrà? Però, ripeto, so che alla fine ci ritroveremo tutti a Camerino per andare avanti”.