Le Paralimpiadi di Rio de Janeiro hanno riacceso i riflettori sul rapporto disabilità-sport. I successi di Alex Zanardi e Beatrice Vio, per citare due dei più celebri atleti che hanno contribuito al ricco bottino dell’Italia (39, di cui 10 d’oro), hanno mostrato al Paese che non esistono limiti quando ci sono passione e volontà. La manifestazione paralimpica, così come gli appuntamenti targati Special Olympics, sono la punta di diamante di un movimento che, attraverso lo sport, aiuta chi vive una condizione di disabilità fisica o mentale a vivere…come tutti gli altri.
Quest’estate, a Vasto, è nata un’associazione che si occupa della pratica sportiva per le persone con disabilità. “Il sorriso degli angeli”, fondata da Stefania De Felice, vuole essere un supporto a chi, attraverso lo sport, vuole vivere pienamente le sue potenzialità. “Fino a un po’ di anni fa non conoscevo bene questo mondo. Sia alle elementari che alle medie ho avuto in classe ragazzi diversamente abili. Avevo questa attitudine a star loro vicino, a vivere le giornate scolastiche e le attività insieme a loro, ma poi è finita lì. Dopo gli studi e l’inizio del lavoro mi trovai a guidare in piscina un gruppo di diversamente abili e, in poco tempo, mi sono appassionata. È un tipo di attività che mi piace molto e così, dopo un po’ di tempo, ho deciso di creare questa mia associazione che parte con le attività di nuoto a Vasto e ippica a San Salvo ma con l’obiettivo di introdurre presto altre discipline. Sento davvero di poter dare tanto in questo settore”.
Nel logo dell’associazione Stefania ha deciso di ricordare una persona speciale. “In questo mio percorso ho iniziato con pochi ragazzi e, nel corso degli anni, ho legato con loro. Antonio Scarpone era davvero speciale. C’era qualcosa di straordinario nel suo carattere, avevamo molta empatia. E così ho voluto dedicare a lui l’associazione, con il suo volto e ricordando il suo sorriso inconfondibile e indimenticabile”. Se, per tanti anni, la società ha messo ai margini le persone con disabilità, da tempo, attraverso il lavoro di associazioni ed enti, si è innescato un cambiamento culturale che va alimentato e diffuso. “Hanno tante potenzialità, sono ragazzi che possono dare tanto e raggiungere risultati straordinari”. Nel cambiamento culturale c’è anche da superare la diffidenza che, in alcune situazione o realtà territoriali, può essere vissuta dalle famiglie. “Per fortuna vedo che non ci sono più tante situazioni dove un familiare con disabilità deve essere tenuto nascosto, come se ci fosse da vergognarsi di qualcosa”.
La chiave vincente, come ormai si riscontra in tante situazioni, è far vivere anche a chi ha difficoltà situazioni di assoluta normalità. “Con Special Olympics, nata proprio per includere, daremo a chi vuole la possibilità di fare gare”. I successi a livello mondiale degli atleti paralimpici e degli special-atleti brillano e ricordano a tutti che per conquistare un risultato basta volerlo, non esistono limiti invalicabili. “Guardando le gare in tv ho capito che possiamo fare bene anche nel nostro territorio. L’attenzione dei mass media è stata anche uno stimolo per tanti genitori che hanno capito come i loro ragazzi, attraverso lo sport, possano fare molto”.